Svizzera, 12 gennaio 2019

Suo fratello lavora per l'esercito americano: non può essere espulso

La Segreteria di Stato della migrazione (Sem) aveva deciso di negare l’asilo a un cittadino afgano giunto nel novembre 2015 a Chiasso e di allontanarlo dalla Svizzera. Ma la decisione è stata annullata dal Tribunale amministrativo federale (Taf), che di recente ha accolto il ricorso dell’uomo. Secondo i giudici il cittadino afgano rischierebbe la vita in caso di ritorno nel suo Paese, “vista l’attività del fratello in favore delle forze di occupazione statunitensi”.

Il ricorrente ha spiegato che nel 2013 suo fratello era stato sequestrato dai talebani poiché lavorava come interprete per le forze militari statunitensi. Poco dopo lui stesso sarebbe stato rapito e rilasciato solo dopo il pagamento di un riscatto. A causa di questi problemi, nel marzo 2014 l’uomo era emigrato in Iran. Ma nell’agosto 2015 le autorità iraniane l’avevano arrestato e rinviato in Afganistan. Non potendo più tollerare di proseguire la sua esistenza nella paura, aveva quindi deciso di partire per l’Europa, più precisamente per la Svizzera.

La Sem ha respinto la richiesta d’asilo dell’uomo,
considerando che tra il presunto rapimento del 2013 e l’espatrio definitivo del 2015 fosse trascorso “un lasso di tempo tale da non permettere di riconoscere in specie l’esistenza di un nesso causale”. Anche i giudici del Taf hanno sottolineato che la qualità di rifugiato non può essere riconosciuta se tra le persecuzioni e la fuga passano più di dodici mesi. Ma hanno sottolineato che come data di fuga deve essere ritenuta quella del marzo 2014, ovvero la partenza per l’Iran, e non dell’agosto 2015.

Il Taf ha quindi accolto il ricorso dell’uomo e rinviato gli atti alla Sem, invitandola a pronunciare “una nuova decisione rispettosa dei considerandi della presente sentenza”. Qualora la Sem dovesse nuovamente respingere la domanda d’asilo, prosegue il Taf, “essa avrà premura di valutare la presenza di ostacoli per l’esecuzione dell’allontanamento alla luce dell’attuale giurisprudenza del tribunale che fa stato di un generale peggioramento della situazione securitaria nel paese”. In pratica, l’uomo dovrà poter restare in Svizzera.  

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