Sport, 06 gennaio 2019
0 punti, tanti dubbi e una malasorte infinita: è un Lugano ferito e claudicante
Si è concluso un weekend nero per i sottocenerini: tra KO, ammalati e infortunati la truppa di Ireland è ora decima in classifica
LUGANO – Poteva essere il weekend della svolta, ma potrebbe essere diventato quello della resa dei conti. Attenzione, non della resa intesa come rassegnazione! Sì perché il Lugano già in passato ha dimostrato di essere in grado di uscire dai propri incubi, dai suoi momenti cupi e neri, anche se in questo momento in casa bianconera non si sa bene da che parte guardare per vedere un po’ di luce. Le tre vittorie filate a cavallo dell’anno avevano rilanciato la truppa di Ireland… il weekend appena concluso ha ricacciato indietro Chiesa e compagni, confinandoli in un’inaspettata e tanto dolorosa decima posizione in classifica. Alle porte si prospetta la doppia sfida con lo Zurigo che se non sarà determinante, poco ci manca.
Ambrì e Ginevra hanno messo in evidenza i limiti – mentali, di squadra, di rosa e di attitudine – del sodalizio bianconero. Il Lugano quando è riuscito a gestire il disco, quando è riuscito a metterci grinta, agonismo, testa e quel fuoco sacro che ha sempre contraddistinto la squadra di Ireland è riuscito a creare diversi grattacapi, è riuscito a rientrare nella contesa in un derby ormai consegnato all’Ambrì dopo un primo tempo impresentabile, è riuscito a riaprire la contesa a Les Vernets, ma ormai i danni erano fatti e anche la buona sorte in questo momento non ha preso residenza sulle rive del Ceresio.
Che qualcosa non andasse per il verso giusto sotto il punto di vista della fortuna lo si era già intuito a Davos con l’assurda autorete di Merzlikins sul tiro di Corvi, ma la prova certa e provata la si è avuta nel weekend. Quale squadra non sarebbe andata in difficoltà
senza una marea di giocatori-chiave messi fuori causa dall’influenza o da infortuni? E non parliamo di semplici gregari, ma di Merzlikins – senza nulla togliere a Müller, ma tra i due estremi difensori c’è una differenza abissale –, di capitan Chiesa, di Wellinger, di Chorney nel derby e di Romanenghi che nel corso del weekend sono andati a unirsi ai vari Cunti (ma che fine ha fatto?) e Walker. Senza calcolare quei giocatori che febbricitanti sono dovuti scendere comunque in pista! Più che uno spogliatoio, nel quale i sintomi influenzali erano evidenti già al termine del derby, sembrava un lazzaretto: giocarsi punti pesanti in queste condizioni, contro una squadra fisica come il Ginevra era praticamente impossibile.
Ovviamente non tutto può essere accreditato alla cattiva sorte. È il momento forse della resa dei conti, dicevamo, e ognuno deve farsi un esame di coscienza. A partire dai giocatori, fino ad arrivare all’head coach, passando per la società. Una società che deve intervenire, deve prendere una decisione forte, dura e immediata per provare a dare una scossa a una squadra nella quale il binomio Ireland-Klasen non ha più senso di esistere. Lo svedese ormai gioca poco e male, appare svogliato e con mille pensieri, visto che non è più sicuro di un posto da titolare; l’allenatore sta continuando sulla sua linea ma i risultati non lo stanno premiando. È evidente che uno dei due è di troppo. C’è da capire chi. Il numero 86 in ogni caso ha un contratto valido fino al 2020 – e le sirene di Davos e Zurigo continuano a suonare – mentre Ireland va a scadenza a fine stagione…