Mondo, 01 novembre 2018

La fine di Angela Merkel, un terremoto che colpirà l'Europa

La fine dell’era di Angela Merkel pone una serie di interrogativi non solo per il futuro della Germania, ma anche dell’Unione europea. Da quando è salita al potere, la cancelliera tedesca ha reso di fatto Berlino il centro economico e politico dell’Ue, scavalcando per importanza Bruxelles e sicuramente Parigi. La leader della Cdu è stata non solo a capo della più importante potenza economia del continente europeo, ma anche la guida del partito che rappresenta, almeno fino al prossimo anno, la componente più importante del Partito popolare europeo. Che a sua volta esprime l’attuale Commissione europea.

Attraverso questo circuito di potere, Frau Merkel ha dominato incontrastata sulla politica europea. E adesso, la fine del suo potere, certificato dalla mancata ricandidatura al congresso dell’8 dicembre, è il simbolo della fine anche di una certa Unione europea. Ed è per questo che la caduta di Angela provocherà un terremoto in tutta Europa. Che si ripercuoterà non solo sul partito di cui è ancora per poco leader, ma anche sulla Germania e sul Ppe. E di conseguenza sull’intero continente.

In Germania, sono in molti, da tempo, a chiedere che la Cdu fermi la sua deriva centrista. Lo ha chiesto la Csu di Horst Seehofer, ma lo hanno manifestato soprattutto gli elettori cristiano-democratici, che in molti casi si sono spostati verso l’Alternative fur Deutschland proprio in risposta alla politica eccessivamente aperta al centrosinistra da parte della cancelliera. Queste scelta è costata caro a lei come al suo partito. Ed è per questo che le ultime sconfitte elettorali potrebbero aprire la strada a in riassestamento a destra di quello che rimane il partito di maggioranza della Germania.

La fine della Merkel è prima di tutto la fine di una certa Cdu che ha dimenticato la sua ala conservatrice per spostarsi verso il centro. Questa scelta è stata compresa dagli elettori finché la Germania è stata economicamente forte e finché ha garantito anche stabilità sociale. La crisi dei rifugiati, i primi scricchiolii dell’economia tedesca e l’assenza di fiducia nella stessa Europa, hanno condotto molti elettori a scegliere una via diversa, in particolare rivolgendosi a destra.

A Bruxelles è già scattata l’allerta generale. L’indebolimento così repentino e rovinoso
dell'”azionista di maggioranza”, come è stata definita la Merkel da Marco Cecchini per l’Huffington Post, è un segnale (l’ennesimo) che l’Europa sta cambiando. Le elezioni europee del 2019 si avvicinano. E l’orologio elettorale batte inesorabile sui destini di tutti i partiti che fino a questo momento hanno rappresentato la classe dirigente europea. Le forze sovraniste scalpitano, i popolari e i socialisti temono l’emorragia di consensi a destra e a sinistra. E la Germania, che ha sempre rappresentato il baricentro stabile della politica europea, è l’esempio più cristallino che c’è da aspettarsi di tutto.

L’eventuale spostamento a destra della Cdu indicherà anche il futuro di molti partiti europei, a cominciare dallo stesso Ppe. Non è un mistero che siano molti, all’interno dei moderati europei, a voler riconsiderare la politica centrista virando verso alcune istanze tipiche dei sovranisti. Ed è quello il piano di molti del cosiddetto fronte di destra esterno al Ppe. L’idea è che i popolari europei possano confermarsi, anche alle elezioni del 2019, il partito di maggioranza in seno all’Europarlamento.

Ma è chiaro che il crollo complessivo dei partiti socialdemocratici, fa sì che il blocco dei movimenti a destra dei moderati possa essere la forza decisiva dell’organo legislativo dell’Ue. Proprio per questo motivo, molti euro-critici vorrebbero che fosse il Ppe a spostarsi a destra costruendo un blocco politico di centrodestra. E in questo senso, la presenza tra i popolari di Sebastian Kurz e di Viktor Orban rappresenterebbe un segnale chiaro.

La fine dell’era Merkel potrebbe quindi aprire la strada a questa transizione del centro verso la destra non solo in Germania, ma anche in Europa. Ma oltre alle conseguenze sui partiti, questo potrebbe avere conseguenze fondamentali anche sul futuro dell’Unione europea. Se la Cdu si sposta a destra e Angela Merkel, come sembra chiaro, rimarrà in carica fino a fine mandato (cioè fino al 2021), è evidente che Berlino cambierà il suo atteggiamento, scegliendo una strada molto più affine ai desideri degli elettori di destra o dell’ultradestra. A cominciare da una stretta sull’immigrazione ma anche a un ritorno a una Germania dura nei confronti dei partner europei in tema di bilanci pubblici. 

(Via gliocchidellaguerra.it)

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