Ticino, 23 settembre 2018
La scuola che NON verrà
Malgrado la massiccia propaganda di regime, la mobilitazione delle truppe cammellate, la stampa schierata, il clima alla "No Billag", ... la maggior parte dei ticinesi ha respinto la riforma ideologica "la scuola che verrà". Se il comitato referendario di quattro gatti l’ha spuntata, vuol dire che gli argomenti dei contrari alla riforma non erano, come arrogantemente dichiarato dal capo dipartimento, “bufale e disfattismo”.
I ticinesi hanno detto NO ad una scuola non svizzera, NO al livellamento verso il basso, NO a modelli stranieri fallimentari, NO ad un costosissimo piano occupazionale per docenti frontalieri, NO all’ugualitarismo spinto, NO ad una sperimentazione che non sarebbe stata affatto tale bensì l’inizio della riforma.
Dire NO a questa riforma
sbagliata non significa dire no a qualsiasi riforma. Dichiarare che dopo il voto di oggi la scuola ticinese è destinata a rimanere nei secoli così com’è oggi, suona come una ripicca all’indirizzo del popolazzo che ha osato votare “sbagliato”. Della serie: o votate come dico io, oppure siete delle capre, e quindi... cavoli vostri! Tipico atteggiamento della gauche-caviar. Manca solo di sentire che "bisogna rifare la votazione"...
Ovviamente le nuove proposte dovranno tenere conto del responso odierno! Quindi, se per caso il compagno capodipartimento ed i suoi burocrati hanno in mente di far rientrare dalla finestra, magari con la tattica del salame, quello che è uscito dalla porta, faranno bene a levarselo subito dalla testa.
Lorenzo Quadri