Ticino, 12 agosto 2018
Giornale del Popolo: messo via senza prete
A tre mesi dalla chiusura del quotidiano cattolico, le frotte di sedicenti supporters del GdP sono spariti nel nulla. In primis i politicanti in fregola di visibilità che hanno cavalcato la disgrazia dei collaboratori del giornale rimasti senza lavoro
Sono passati tre mesi dalla chiusura del Giornale del Popolo. E la grande mobilitazione (?) che ha accompagnato il tristo evento è solo un lontano ricordo. E' evidente: alla casta della "pluralità d'informazione" non importa un fico. Di più: la apprezza quanto la peste bubbonica. Usa la "pluralità" e la "libertà di opinione" soltanto per riempirsi la bocca. Libertà e pluralità solo per chi segue il pensiero unico. Per gli altri, criminalizzazione e censura. E dove sono finiti i vari "amici" del GdP ed in particolare tutti i politicanti che, al momento dello sfacelo, sono corsi ad esprimere solidarietà pelosa, ovvero sono corsi a mettersi in mostra cavalcando la disgrazia dei dipendenti rimasti senza lavoro? Quanti di essi hanno mai letto il GdP? Quanti
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sono mai stati abbonati? Forse nessuno?
Se tutti gli improvvisati ed improbabili "amici" del defunto quotidiano cattolico (requiescat in pace) e dell'ipocritamente decantata "pluralità" - a partire dai sinistrati - avessero sottoscritto un abbonamento finché erano in tempo, il GdP ci sarebbe ancora.
A dimostrazione che la presunta solidarietà era solo una scalcinata commedia: a meno di tre mesi di distanza dal grounding del giornale della Curia, i sedicenti politicanti "amici" si sono già volatilizzati. Puff! Mentre i due quotidiani superstiti, che al momento della chiusura piangevano calde lacrime - rigorosamente di coccodrillo - sull' "irreparabile perdita", godono contando i nuovi abbonati. Mors tua vita mea.
Cane Peo