TICINO - Il 9 giugno 2024 il popolo ticinese ha approvato la riforma fiscale che prevedeva un aumento graduale della deduzione forfettaria per spese professionali: da 2’500 a 3’000 franchi nel biennio 2024–2025 e, dal 2026, a 3’500 franchi. Una decisione chiara, presa alle urne, che indicava un preciso orientamento politico a favore dei contribuenti attivi.
Nonostante ciò, il Consiglio di Stato ha deciso di rinunciare al secondo aumento, motivando la scelta con la situazione finanziaria cantonale. Secondo il Governo, l’innalzamento della deduzione a 3’500 franchi comporterebbe circa 4,4 milioni di minori entrate per il Cantone e 3,6 milioni per i Comuni, per un totale di circa 8 milioni di franchi. Una decisione che di fatto congela una misura approvata dal popolo e che genera incertezza per i contribuenti.
Proprio per reagire a questo dietrofront è stata presentata un’iniziativa parlamentare elaborata dai granconsiglieri Alain Bühler (Udc), Maurizio Agustoni (Il Centro), Boris Bignasca (Lega dei Ticinesi) e Alessandra Gianella (Plr). La proposta chiede di inserire direttamente nella Legge tributaria cantonale la deduzione forfettaria per spese professionali dei lavoratori dipendenti, fissandola a 3’500 franchi e sottraendola così alla discrezionalità regolamentare del Consiglio di Stato.
Secondo i promotori, l’obiettivo è “ristabilire coerenza con la volontà popolare, garantire certezza del diritto ed evitare che una deduzione di carattere generale dipenda da decisioni contingenti dell’Esecutivo”. Una misura che, con un impatto finanziario definito contenuto, punta anche a rafforzare l’attrattiva fiscale del Cantone e a sostenere in particolare i redditi medio in un contesto di crescente pressione sul costo della vita.





