Il prossimo 30 novembre voteremo sull’iniziativa popolare per il “servizio civico”, che vorrebbe imporre a tutte le persone con cittadinanza svizzera un obbligo di servizio a favore della collettività: nell’esercito, nella protezione civile o in attività di milizia equivalenti. A prima vista potrebbe sembrare una proposta appetibile. Ma, approfondendo appena, emergono criticità enormi.
La più evidente è il rischio di accelerare la già preoccupante fuga dal militare. Proprio ora che l’esercito svizzero necessita di essere rafforzato dopo decenni di smantellamenti. Un dato su tutti: dagli 880.000 effettivi dell’epoca della guerra fredda siamo passati agli attuali 147.000. In Ticino il problema è particolarmente serio: nel 2024 il 21,6% dei giovani ha scelto il servizio civile, contro una media nazionale del 14,6% ed in calo. Se l’iniziativa passasse, il rischio di desertificare progressivamente l’esercito sarebbe altissimo. E sarebbe esattamente ciò che una parte politica – quella che ha promosso l’iniziativa Servizio civico - auspica da tempo.
Poi c’è l’impatto economico e sociale. Oggi circa 35.000 persone l’anno sono soggette all’obbligo di servizio; con l’iniziativa diverrebbero 70.000. Significa 70.000 persone sottratte temporaneamente al posto di lavoro, con forti difficoltà per le aziende, soprattutto piccole e medie, che le dovrebbero sostituire. In Ticino ciò fomenterebbe ulteriormente l’impiego di frontalieri.
Anche i costi sarebbero enormi: le indennità di perdita di guadagno passerebbero dagli attuali 800 milioni a 1,6 miliardi all’anno, mentre per l’assicurazione militare la maggiore spesa sarebbe di 320 milioni. E per cosa? Per costringere i coscritti a svolgere impieghi spesso creati dal nulla, privi di reale utilità, con inevitabili distorsioni del mercato del lavoro e frustrazione generale. In più, il nuovo obbligo penalizzerebbe in modo particolare le donne, che oggi già svolgono una parte preponderante del lavoro non retribuito.
L’iniziativa viene presentata come progresso sociale, ma di fatto introduce il “volontariato obbligatorio”: una contraddizione in termini, e potenzialmente in conflitto con il divieto di lavoro forzato previsto dal diritto superiore.
Dietro slogan accattivanti su solidarietà, parità e ambiente, la distanza con la realtà è enorme. L’iniziativa “Servizio civico” indebolirebbe l’esercito, graverebbe su cittadini e imprese, costerebbe miliardi e non risolverebbe alcun problema concreto: ne creerebbe soltanto di nuovi.
Il 30 novembre votiamo NO all’iniziativa “Servizio civico”. E votiamo NO anche all’iniziativa “Per il futuro” della Gioventù Socialista, che metterebbe a rischio oltre 8000 posti di lavoro in Ticino.
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi





