ACCORDO SOTTOMISSIONE - Il nuovo pacchetto di accordi tra Svizzera e Unione Europea, che secondo il Consiglio federale dovrebbe “rafforzare i rapporti bilaterali”, nasconde una verità scomoda: è un trattato di 2.200 pagine a cui si sommano oltre 20.000 di regolamenti comunitari da adottare in blocco. E, soprattutto, prevede che in caso di controversie l’ultima parola spetti non a Berna, ma alla Corte di giustizia dell’UE.
Durante l’estate, il consigliere nazionale lucernese Franz Grüter (UDC) ha analizzato a fondo il testo, arrivando a una conclusione netta: “I nostri diritti democratici verrebbero svuotati. Il diritto europeo prevarrebbe su quello svizzero e, se non ci allineassimo, Bruxelles potrebbe perfino sanzionarci. È come firmare un contratto d’affitto dove il locatore decide anche la temperatura del riscaldamento”.
“Nel mondo degli affari – prosegue Grüter – un contratto così unilaterale non verrebbe mai firmato”. Eppure, la Svizzera si impegnerebbe ad adottare automaticamente non solo il diritto europeo attuale, ma anche quello futuro, in un processo definito con eufemismo “adozione dinamica del diritto”. In altre parole, l’UE scriverebbe le regole, la Svizzera le subirebbe.
L’accordo, secondo Grüter, metterebbe in discussione la stessa autodeterminazione che è alla base della democrazia elvetica. “Mi stupisce che il Consiglio federale e i negoziatori possano trascurare così apertamente gli interessi del nostro Paese. Questo non è un partenariato: è una resa.”





