SVIZZERA - Dopo oltre undici ore di discussione, il Consiglio nazionale ha respinto giovedì sera con 121 voti contro 64 (e 6 astenuti) l’iniziativa popolare “No a una Svizzera con 10 milioni di abitanti”, sostenuta anche dalla Lega. La partitocrazia ha fatto muro compatto contro una proposta che voleva limitare l’immigrazione, nonostante le conseguenze pesanti per traffico, mercato dell’alloggio, sicurezza e costi sociali.
Gli avversari hanno bollato l’iniziativa come retrograda e irrealistica, minimizzando il legame fra crescita demografica, cementificazione e pressione sulle infrastrutture. Alcuni esponenti ecologisti hanno addirittura sostenuto che il problema si risolverebbe con la pianificazione urbana e il divieto delle automobili, arrivando a evocare modelli di convivenza “anni ’70” come soluzione alla carenza abitativa.
Per i promotori, la necessità di riprendere il controllo dell’immigrazione è evidente: negli ultimi vent’anni la popolazione è cresciuta di oltre il 21% e gli stranieri sono ormai ben oltre la soglia che nel 1970 sfiorò la maggioranza nel voto sull’iniziativa Schwarzenbach. “Limitare i flussi non è razzismo, ma buon senso”, ribadiscono i sostenitori, ricordando che già nel 2014 i cittadini approvarono in Costituzione l’iniziativa contro l’immigrazione di massa.
Ora la parola passa al popolo. Il Consiglio degli Stati è atteso a confermare il “no” di Berna, ma sarà l’elettorato a decidere se fermare l’espansione a 10 milioni di abitanti o se rassegnarsi, come ammoniva un manifesto leghista di quindici anni fa, a “finire come gli indiani nelle riserve”.