MILANO – L’indagine sulla cosiddetta “Palazzopoli” rischia di perdere consistenza. Il Tribunale del Riesame, nelle motivazioni che hanno portato alla revoca degli arresti domiciliari del costruttore Manfredi Catella, ha evidenziato come gli atti presentati dalla Procura non avrebbero dimostrato la sussistenza di un accordo corruttivo con un docente SUPSI che, all’epoca, faceva parte della Commissione paesaggio del Comune di Milano.
Secondo i giudici, i compensi percepiti per incarichi di progettazione non sembrerebbero indebiti. I rapporti economici potrebbero quindi rientrare nella normale attività di libero professionista, senza legami diretti con la funzione pubblica ricoperta.
Il Riesame ha inoltre criticato l’impostazione del gip, che avrebbe considerato la violazione di un presunto dovere di astensione come prova automatica dell’esistenza di un patto corruttivo. Un ragionamento definito poco convincente e non sufficientemente supportato da elementi concreti.
In più, tra i messaggi scambiati tra i soggetti coinvolti, non emergerebbero riferimenti espliciti a un accordo illecito né pressioni perché il docente favorisse interessi privati. Restano quindi seri interrogativi sull’impianto accusatorio della Procura.