Ancora una volta un gruppo di gran consiglieri, capitanati dall’MPS, ha regalato uno spettacolo imbarazzante al Gran Consiglio Ticinese: una seduta straordinaria per discutere un tema su cui il parlamento non ha alcuna competenza decisionale. Una messinscena che non porta decisioni, ma costa tempo e soldi pubblici.
A promuovere la seduta straordinaria è stato proprio l’MPS, che con una manciata di firme proprie e l’appoggio di Verdi, Verdi liberali, Centro, PS e perfino alcuni consiglieri UDC ha raggiunto le 34 firme necessarie. È un fatto che l’MPS da anni si distingue per riempire l’agenda del parlamento con iniziative dal forte sapore propagandistico e dai costi inutili per la collettività, ma ciò che colpisce questa volta è l’appoggio di esponenti UDC, partito che si è sempre presentato come paladino della lotta agli sprechi e difensore delle finanze pubbliche. Una contraddizione che lascia perplessi molti cittadini.
Con 90 consiglieri e ben 12 partiti rappresentati, il Ticino detiene uno dei parlamenti più frammentati della Svizzera. La media nazionale si attesta tra i 6 e i 7 partiti per parlamento cantonale, mentre la soglia d’entrata varia tra il 3% e il 7%, proprio per garantire governabilità e coerenza politica.
Un confronto con altri cantoni simili è istruttivo: San Gallo, che ha dimensioni territoriali e posizione di confine comparabili al Ticino, conta 120 consiglieri per oltre 540’000 abitanti, ossia circa un rappresentante ogni 4’500 abitanti, con una soglia d’entrata più alta e una frammentazione politica più contenuta. A Zurigo, la proporzione è ancora più evidente: un consigliere ogni 8’900 abitanti. In Vaud si scende a 5’500 abitanti per consigliere. Da noi invece ogni consigliere rappresenta appena 4’100 abitanti, con una soglia minima del 2% che alimenta la frammentazione e riduce l’efficienza.
Ogni seduta straordinaria comporta costi evitabili, mentre le vere priorità del Cantone restano in coda. Meno palcoscenico e più sostanza: è questo che i ticinesi si aspettano dai loro eletti. Perché alla fine il conto lo pagano sempre i cittadini, mentre loro continuano a farsi belli sul palco.
Per evitare che situazioni simili si ripetano in futuro, il Ticino deve avere il coraggio di scegliere: ridurre il numero di gran consiglieri, portandolo su livelli proporzionati alla popolazione, oppure alzare la soglia d’entrata al 4/5%, in linea con la media nazionale, per contenere la frammentazione. Una delle due strade andrebbe imboccata: continuare così non è più sostenibile.
Farei Patrizio
Municipale di Faido