Dal 1992 il popolo svizzero ha espresso più volte la sua volontà: niente adesione all’Unione Europea. Prima bocciando il SEE, poi respingendo l’idea stessa di entrare nella UE. Infine, nel 2021, è stato lo stesso Consiglio federale a rinunciare all’Accordo quadro istituzionale, perché troppo invasivo e incompatibile con il nostro modello democratico.
Ma oggi, nel 2025, quegli stessi contenuti ci vengono riproposti sotto una nuova etichetta. Stesse regole, stesso principio: ci si allinea al diritto europeo, lo si accetta in automatico, e in caso di disaccordo decide la Corte di giustizia dell’UE. E per rendere il tutto più digeribile, si cerca di venderlo come un nuovo inizio. Il consigliere federale Beat Jans ha addirittura parlato di “nuovo Patto del Grütli”.
Una frase sciagurata. Paragonare un accordo che limita la nostra sovranità a un simbolo fondante della libertà svizzera è un’offesa. Il Patto del Grütli del 1291 nacque proprio dal rifiuto di giudici stranieri imposti dall’esterno. Ora vogliono farceli accettare di nuovo. Abbiamo già detto no, allora come oggi.
Cosa prevede l’accordo Bilaterali III – e cosa possiamo fare invece
1. Diritto europeo automatico in 6 settori
In caso di aggiornamenti da parte dell’UE, la Svizzera sarebbe tenuta a recepire nuove norme senza possibilità di modifica autonoma.
Proposta alternativa: stipulare accordi tematici limitati nel tempo, con clausole di recesso e possibilità di approvazione parlamentare caso per caso. La Svizzera deve restare libera di decidere, come ha sempre fatto.
2. Giudici stranieri per le controversie
Le interpretazioni finali verrebbero affidate alla Corte di giustizia dell’UE, che agirebbe da giudice anche su materie che toccano il nostro ordinamento.
Proposta alternativa: meccanismo arbitrale con esperti neutrali scelti congiuntamente, fuori dalla giurisdizione UE. È una questione di rispetto, identità e continuità storica: il Patto del Grütli stesso nacque per rifiutare giudici imposti da fuori.
3. Pagamenti miliardari verso l’UE
Ecco i costi concreti per la Svizzera:
- CHF 130 milioni/anno dal 2025 al 2029
- CHF 350 milioni/anno dal 2030 al 2036
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Oltre CHF 800 milioni/anno per la partecipazione ai programmi Horizon Europe, Erasmus+, ecc.
➤ Totale stimato: oltre 1 miliardo CHF/anno
4. Accordo sull’elettricità con regole UE
Il mercato energetico europeo ha già mostrato limiti strutturali e scarsità nei momenti di crisi. Con questo accordo, la Svizzera perderebbe controllo sulle priorità nazionali.
Proposta alternativa: investire nella resilienza interna: idroelettrico, solare, accumulo, modernizzazione delle reti e soprattutto rilancio del nucleare di nuova generazione. Reattori modulari sicuri e flessibili sono oggi una strada concreta, non fantascienza.
5. Nessun obbligo di voto popolare sull’accordo
Il Consiglio federale non prevede un referendum obbligatorio. Solo un referendum facoltativo, se qualcuno riuscirà a raccogliere le firme. È un modo per evitare la volontà popolare.
Proposta alternativa: modificare la Costituzione per garantire il voto obbligatorio per tutti gli accordi che prevedono adattamento automatico del diritto o giudici esterni. La sovranità appartiene al popolo, non a chi firma accordi in silenzio.
La Svizzera ha già detto no, più volte. Questo pacchetto non cambia la sostanza. Cambia solo il nome.
Collaborare sì, sottometterci no.
La Svizzera non si svende.
Farei Patrizio
Municipale di Faido