Nel 2021 le relazioni tra la Svizzera e l'Unione europea erano al livello più basso, degli ultimi anni se non da sempre. Il motivo è il rifiuto della Confederazione di proseguire con i negoziati su quello che allora si chiamava “Accordo quadro”. Come rivela un articolo del Blick sugli ultimi anni di relazione Svizzera-UE, Bruxelles era così arrabbiata che ai funzionari dell'UE impiegati in Svizzera era stato vietato di fare colazione con i loro colleghi svizzeri.
Quattro anni dopo, tutto è cambiato. Sono stati negoziati nuovi accordi e le relazioni tra la Svizzera e l'UE, e l'insieme dei paesi dell'Unione europea sembra essere tornata alla normalità. Ma a cosa è dovuto questa ripresa delle relazioni negli ultimi anni?
Un articolo del Blick sulla questione ripercorre questi quattro anni dal rifiuto svizzero dell'accordo quadro. Mentre Bruxelles era ancora su tutte le furie nella primavera del 2021, uno dei vicini della Svizzera ha preso la notizia con calma: il Baden-Württemberg, stato federale nella Germania sud-occidentale che confina con la Svizzera. Il suo primo ministro, Winfried Kretschmann, e il suo team hanno analizzato i dati sulle esportazioni. Risultato: ogni anno vengono esportati in Svizzera beni per un valore complessivo di 18 miliardi di euro, pari a quello della Cina, una cifra in continua crescita.
Nello stesso periodo la Svizzera invia merci per un valore complessivo di 17 miliardi di euro nella regione tedesca. Lo Stato ha quindi un surplus commerciale con la Svizzera. "Il Baden-Württemberg è il nostro principale mercato di importazione, seguito da Lombardia e Baviera", spiega al Blick Andrea Wagner, specialista di BAK Economics. Tutte le regioni di confine hanno un surplus commerciale con la Svizzera. In altre parole, la Svizzera agisce come una vera e propria calamita economica. Se i rapporti con i suoi vicini dovessero deteriorarsi, questi ultimi avrebbero molto da perdere.
L'"operazione Reset", come la chiamerà più tardi il ministro degli Esteri svizzero Ignazio Cassis, prese così piede a Stoccarda. Kretschmann si è impegnato molto per mantenere saldi i rapporti commerciali con il suo vicino svizzero. Ha discusso con l'ex presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker la strategia da adottare per convincere Bruxelles, arrivando persino a incontrare Ursula von der Leyen per convincerla a ricominciare da capo le negoziazioni con la Svizzera.
"Da sempre ci impegniamo a costruire ponti tra l'UE e la Svizzera", spiega il Segretario di Stato europeo del Baden-Württemberg, Florian Hassler. Pochi paesi a livello europeo si sono dimostrati così "impegnati per un accordo" come il Baden-Württemberg. "Per interesse personale nei confronti della nostra economia e della nostra scienza."
Così è nato a Bruxelles un gruppo di sostegno per la Svizzera. "Oltre al Baden-Württemberg e al governo federale tedesco, anche l'Austria e i Paesi Bassi erano convinti sostenitori di un nuovo inizio", spiega una fonte vicina alla questione che, come molte delle persone citate, preferisce rimanere anonima.
Anche la Baviera, la cui rappresentanza a Bruxelles è considerata influente, si è unita all'appello. Ma hanno dovuto scontrarsi con un avversario formidabile: la Francia. Parigi contava molto sulla vendita del caccia francese Rafale alla Svizzera. Quando, un mese dopo la fine dei negoziati, la Svizzera preferì i caccia americani F-35 a quelli francesi, a Parigi si ritrovarono con l'amaro in bocca e da allora hanno fatto di tutto per impedire il riavvicinamento tra Bruxelles e Berna.
"La Francia non voleva che alla Svizzera venisse concessa alcuna eccezione alla normativa sul mercato interno dell'UE", spiega una fonte. Solo che all'epoca era Ursula von der Leyen a occuparsi del dossier: un vantaggio per la Svizzera.
Nel luglio 2022, un anno dopo il fallimento delle trattative, von der Leyen e Cassis si sono incontrati a Lugano. Il motivo ufficiale del loro incontro era la ricostruzione dell'Ucraina. Ma in realtà hanno concordato segretamente di riprendere le discussioni sul dossier europeo per cercare delle soluzioni. Questo incontro individuale è stato una vera manna, afferma un esperto. Ha portato al pacchetto di accordi oggi sul tavolo, consentendo ai diplomatici dell'UE di incontrare nuovamente la controparte elvetica.
Ma c'è una preoccupazione che resta: che gli elettori svizzeri respingano gli accordi. "Vedremo se alla fine la Francia aveva ragione", ha affermato un alto funzionario della Commissione europea, alludendo ai dubbi che aleggiano sulla stessa utilità di negoziare con la Svizzera. Secondo lui, Bruxelles è stata ingannata troppo spesso in passato.
La Francia, indispettita, si oppone ancora al pacchetto di accordi, rifiutando inoltre di consentire alla Svizzera di riottenere l'accesso al programma di ricerca "Horizon Europe" prima dell'esito di un voto popolare. Ma la Germania e l'Austria hanno insistito affinché la Svizzera venisse reintegrata già a partire da gennaio. Secondo diverse fonti, il fattore decisivo è stato il gran numero di progetti di ricerca in corso presso l'ETH di Zurigo. Ma se il popolo svizzero dovesse respingere questi accordi, Bruxelles non volterebbe semplicemente pagina. La reazione sarebbe violenta, secondo il Blick. Un diplomatico francese ha riassunto la cosa senza mezzi termini: "Se la Svizzera non firma, peggio per lei".