Mentre si discute sull’accordo di sottomissione all’Unione Europea, giunge in sordina un nuovo capitolo dell’integrazione forzata: l’accordo sull’energia elettrica. Presentato dal consigliere federale Albert Rösti, lo stesso che fino a poco tempo fa lo definiva “non necessario”, questo accordo accresce ulteriormente la nostra dipendenza da Bruxelles. La ripresa automatica del diritto europeo riguarderà anche il settore energetico. Di conseguenza (tanto per dirne una) per formare riserve invernali avremo bisogno dell’autorizzazione degli eurocrati.
Non a caso, l’accordo elettrico è stato tenuto separato dal pacchetto istituzionale: perché rischiava di affossare tutto. Segno che è addirittura peggiore!
Il recente black out spagnolo, provocato da instabilità nella produzione da fonti rinnovabili, ha dimostrato la fragilità del sistema elettrico europeo. Il paese iberico ha dovuto essere disconnesso dalla rete continentale, per evitare una devastante reazione a catena. E’ questo il sistema in cui vogliamo “integrarci”?
Berna ha deciso l’uscita progressiva dall’atomo. Eppure oggi un terzo dell’elettricità elvetica proviene dalle centrali nucleari esistenti. Costruirne di nuove è vietato. Al loro posto, si punta su impianti solari ed eolici di grandi dimensioni, promossi da programmi federali come Solar-Express e Wind-Express.
La conseguenza? Disboscamenti massicci, impianti invasivi e un impatto ambientale tutt’altro che trascurabile. Gli impianti eolici sono particolarmente problematici. E’ infatti in corso, fino a fine luglio, la raccolta firme per l’iniziativa popolare federale “Contro la distruzione delle nostre foreste a causa dei parchi eolici”. Ogni turbina richiede il disboscamento di un’area grande quanto un campo da calcio. E ne sono previste a migliaia.
Anche sul fronte sanitario emergono dubbi: in Austria il blog scientifico indipendente TKP.at ha scritto senza mezzi termini: “Le pale eoliche danneggiano l’ambiente, l’uomo, gli animali e le piante più di qualsiasi altra fonte energetica”. In particolare si sottolinea che i rotori emettono sostanze tossiche, che gli infrasuoni prodotti possono danneggiare la salute di persone e animali in un raggio di 50 km e che le centrali eoliche modificano la pressione atmosferica e, in questo modo, favoriscono il riscaldamento climatico.
L’accordo elettrico con l’UE ci porterà più vincoli, più dipendenza e meno sovranità. È l’ennesimo tassello dell’adesione strisciante all’Unione europea. Serve un’inversione di rotta. Bisogna rivedere la decisione di abbandonare il nucleare e smettere di inseguire l’utopia delle zero emissioni entro il 2050, che rischia di lasciare la Svizzera al buio: letteralmente e politicamente.
Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi