Mondo, 15 maggio 2025

I metodi dell'UE per prendersi la Moldavia (e dare la colpa alla Russia)

L'analisi del voto andato in scena ad ottobre è chiara: l'UE vince solo grazie ad un "trucchetto"

MOLDAVIA/UE - Un referendum “vinto” con il 51%, ma perso nel paese. Una diaspora mobilitata a senso unico. E una narrazione mediatica che, ancora una volta, accusa “influenze russe” mentre l’Occidente si muove nell’ombra. Questo è quanto è accaduto in Moldova nel 2024, in occasione del referendum sull’inserimento nella Costituzione del principio di adesione all’Unione Europea.
 

I cittadini moldavi residenti nel paese si sono espressi in maniera piuttosto chiara: il 54% ha votato contro. Non per ostilità all’Europa, ma per difendere la neutralità del proprio Stato, per non compromettere i legami con la Russia, dove vivono e lavorano centinaia di migliaia di loro connazionali. Una posizione legittima, che affonda le radici nella storia complessa di un Paese da sempre diviso tra Est e Ovest.


 

Il risultato però è stato capovolto dal voto della diaspora moldava all’estero. I voti arrivati dall’Europa occidentale – Italia, Germania, Francia, Regno Unito – sono stati decisivi. E abbondanti. In questi Paesi sono stati allestiti decine di seggi elettorali, con logistica efficiente e senza limiti particolari sul numero di schede stampate.
 

Non così in Russia, dove vive oltre mezzo milione di moldavi. Qui sono stati allestiti solo due seggi per un territorio vasto undici fusi orari, e messe a disposizione appena 10.000 schede elettorali. Un numero ridicolo, che ha reso impossibile votare anche a chi avrebbe voluto. Il motivo? Quei voti sarebbero andati in maggioranza al fronte del “no”. E questo non era gradito a chi puntava a orientare il risultato.
 

Di fronte a questa evidente anomalia, i media internazionali hanno rilanciato la consueta accusa: interferenze russe. Ma viene difficile immaginare come Mosca possa aver truccato un’elezione che si è svolta con schede cartacee, matita copiativa e seggi presidiati. Semmai, ad essere condizionata è stata la struttura organizzativa del voto all’estero.
 

Il risultato è stato un “sì” risicatissimo all’europeismo costituzionale: 50.35% contro 49.65%. Un verdetto tanto simbolico quanto divisivo, ottenuto grazie a uno sbilanciamento strutturale nel voto della diaspora. La Moldova, Paese costituzionalmente neutrale, si ritrova ora formalmente ancorata al processo di adesione all’Unione Europea, contro il volere espresso sul territorio nazionale.


Fonte - Festival geografie - Il Mar Nero a colori: analisi geopolitica di Mirko Mussetti



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