Opinioni, 06 maggio 2025

Chiedono l'asilo per farsi curare gratis? Tonini interroga il Consiglio di Stato

Il deputato leghista denuncia gli abusi del sistema sanitario da parte di falsi richiedenti asilo: “I ticinesi non devono pagare il conto”

TICINO – Un'interpellanza dura, diretta, che punta il dito contro un fenomeno sempre più diffuso e – secondo la Lega dei Ticinesi – ormai fuori controllo: quello dei falsi richiedenti l'asilo che si rivolgono alla Svizzera esclusivamente per ricevere cure mediche gratuite.

Il deputato Stefano Tonini ha presentato un atto parlamentare al Consiglio di Stato ticinese chiedendo risposte precise su quanti siano i casi in cui, dal 2020 a oggi, dei richiedenti asilo abbiano ricevuto trattamenti ospedalieri – anche chirurgici – durante la procedura d’asilo. E soprattutto: quanto sono costati questi trattamenti alla collettività?

“Si tratta spesso di persone che provengono da Paesi sicuri, senza alcuna reale possibilità di ottenere asilo. Una volta curati a spese del contribuente, rientrano tranquillamente nel loro Paese d’origine”, denuncia Tonini. “È un abuso vergognoso che grava sui nostri ospedali, sulle casse pubbliche e sulle famiglie ticinesi, che ogni anno devono far fronte a premi della cassa malati sempre più alti”.

Nel mirino del deputato anche i cosiddetti “finti minorenni”, che dichiarano di avere meno di 18 anni per ottenere trattamenti di favore, spesso senza che l’età venga verificata seriamente. Tonini richiama inoltre l’attenzione sul legame tra procedure d’asilo e criminalità, con diversi casi di reati – anche gravi – commessi da persone che si trovano sul territorio solo grazie allo status provvisorio.

“Solidarietà sì, ma solo verso chi la merita”, afferma il deputato. “La Svizzera non può essere il Paese dove si arriva, ci si fa curare gratis, si commettono reati e si torna a casa senza conseguenze. I ticinesi non devono pagare il conto di un sistema che invita all’abuso”.

Nel suo atto parlamentare, Tonini chiede anche se esista un protocollo per limitare la spesa sanitaria in questi casi e su quali criteri si basi. E incalza il governo cantonale a farsi sentire a Berna: “È ora che i costi di questi abusi ricadano sulla Confederazione e non sul Cantone”.

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