ROMANIA - Contro ogni previsione delle élite europee e in aperta sfida all’apparato tecnocratico di Bruxelles, il candidato patriottico George Simion ha vinto le elezioni in Romania, segnando una svolta storica nel paese dell’Est europeo. Leader del partito AUR (Alleanza per l'Unione dei Romeni), Simion ha saputo intercettare il malcontento crescente verso le ingerenze dell’Unione Europea, conquistando una larga fetta dell’elettorato con un messaggio chiaro: basta diktat dall'esterno, prima i romeni.
I media mainstream europei lo hanno etichettato come “populista”, “estremista”, persino “pericoloso”, nel tentativo di squalificarlo moralmente e politicamente agli occhi dei cittadini. Ma questa narrazione ha avuto l’effetto contrario: milioni di romeni si sono riconosciuti proprio nella sua opposizione frontale a un’Europa sempre più lontana dai popoli.
Il successo di Simion è una lezione per tutta l’Unione: il tempo dei burattini al potere potrebbe essere finito. Cresce l’onda dei movimenti sovranisti e identitari, stanchi delle imposizioni centraliste e delle agende progressiste imposte dall’alto. L’UE, che si presenta come baluardo della democrazia, mostra sempre più spesso il volto autoritario di chi non accetta il voto popolare quando non è allineato alle sue ideologie.