Una storia, quella di Leonard, che ancora oggi è permeata di misteri e dubbi; un caso che è rimasto “freddo”, insoluto diremmo. Il tutto prende avvio poco prima del Natale del 1977, un mese prima della tragica scomparsa del pivot di colore. Un decesso avvenuto in circostanze strane. "Si parlò di suicidio, anche se non fu mai provato che lo fosse, come si ipotizzò all’epoca. Un mistero la sua fine. Ne fummo sconvolti. Per noi, per la città e il Ticino fu uno choc tremendo. Non eravamo abituati ad avvenimenti di quel genere. Lui venne scagionato dall’accusa di aver aggredito la vecchia signora a Massagno. La donna ritirò la denuncia qualche settimana dopo…", raccontò il presidente dei Tigers e suo ex compagno di squadra Alessandro Cedraschi in un'intervista di qualche anno fa.
Fessor Leonard nasce a Columbus, in Georgia, nel profondo Sud degli Stati Uniti, il 19 giugno 1953. Atlanta, la capitale, è ad un tiro di schioppo ed è il sogno di tutti i bambini neri, figli della discriminazione razziale. Non possono frequentare le scuole ed entrare nei ritrovi pubblici (un po' come succedeva agli emigrati italiani nella Svizzera interna ad inizio Anni Sessanta del secolo scorso). Per Fessor, figlio di genitori poveri e disillusi, il basket è dunque un’imperdibile occasione di affermazione sociale. È alto 2 metri e 13 centimetri, veloce e molto dotato tecnicamente. La sua altezza e la sua voglia di emergere non sfuggono ai talent scout dell’università di Furman, nella Carolina del Sud, che ne fanno uno dei giocatori più forti di quei tempi a livello studentesco. Tuttavia ha un carattere timido e introverso, e qualche volta ha cedimenti psicologici. Ma nel 1974 la Fortitudo di Bologna lo mette sotto contratto: ha visto in lui un grande potenziale; la squadra è stanca di vivere all’ombra della Virtus, vuole essere protagonista.
Grazie a Fessor e un gruppo di giovani di belle speranze nel 1976 arriva la promozione in Serie A e nel 1976 l’Alco (allora si chiamava così) si piazza terza nei playoff ed accede all’Europa. Con Leonard salgono alla ribalta i vari Bonamico, Benelli, Casanova, Polesello e Biondi e nel 1977 il pivottone statunitense guida i bolognesi alla finale di Coppa Korac, nella quale vengono però battuti dalla fortissima Jugoplastika di Spalato. Fessor é al top ma alla fine della stagione, viene ceduto a sorpresa alla Federale Lugano. E tutti a chiedersi: come mai questo passo indietro: dal basket italiano, uno dei migliori in Europa, a quello elvetico, che non è certamente di prima fascia?
Solitario e instabile
Nella dotta Bologna il giocatore americano gioca ad altissimi livelli. I tifosi lo venerano, anche se ha pochi amici e nelle ore libere è molto raro vederlo in giro per le vie cittadine. Solitario e instabile, è sovente vittima del suo carattere, Leonard non è una persona facile; andarci d’accordo è un problema. E forse è proprio per questo motivo, per la sua irrequietezza emotiva, che la Fortitudo decide di non confermarlo. Così lui lascia consapevolmente un basket in crescita come quello italiano per un movimento cestistico di secondo piano. Chissà, in un contesto meno stressante e più rilassante come Lugano potrebbe ritrovare la tanto agognata pace interiore. E nel mese di luglio del 1977 Leonard giunge a Lugano, dove è chiamato a sostituire un giocatore di grande impatto quale Stewart Johnson, un altro pivot USA che si era fatto un nome nella National Basket League. Purtroppo però l’esperienza di Leonard in casa Federale non dura molto. Nei mesi precedenti alla sua morte, il georgiano non riesce a esprimere il suo enorme potenziale: alla base di tutto, c’è un carattere difficile. Alla Federale avevano capito, forse tardivamente, che la sua partenza da Bologna aveva un motivo preciso: la depressione.
Costernazione e rabbia
Lunedì 20 febbraio 1978: il giorno della tragedia. In un’abitazione di Canobbio viene rinvenuto cadavere di Fessor Leonard. Il suo corpo è riverso sul letto. Il Corriere del Ticino scrisse: “Gli inquirenti hanno trovato dei giornali bruciati sul pavimento ed un tubo di pastiglie mezzo vuoto sul comodino. Le porte e le finestre sono chiuse, il disordine è totale”. Le prime informazioni sul decesso del giocatore arrivano nel radiogiornale di mezzogiorno. Lo sgomento e la sorpresa è generale, il mondo del basket ticinese
e italiano sono in subbuglio. Tristezza, costernazione e rabbia sono i sentimenti prevalenti, soprattutto quando si avanza l’ipotesi del suicidio. Fessor, giocatore molto forte sia dal punto di vista tecnico che fisico, conviveva con un carattere piuttosto debole, fragile ed introverso e spesso era sopraffatto da scatti di ira improvvisi. Una certa volta ebbe una lite piuttosto accesa con un dirigente federalino alla fine di una partita.
Denuncia ritirata
Pochi giorni prima del Natale del 1977 accade qualcosa che ancora lascia pensosi e basiti: nelle vicinanze di un negozio di Massagno Leonard aggredisce una signora anziana, anche se lui nega con tutte le forze che ha in corpo. Leonard viene trattenuto in carcere per una decina di giorni e sembra che fu proprio in quel lasso di tempo che matura l’idea di uccidersi. Un’ipotesi mai suffragata da prove concrete. L’inchiesta non riuscì mai a dimostrare che si fosse suicidato con i barbiturici e venne per contro assodato che non aggredì mai la donna, che poi ritirò la denuncia. Leonard viene così scagionato da ogni accusa. Sul carattere del giocatore sono significative le parole di Alessandro Cedraschi: “Con lui la nostra squadra, che non era più eccezionale come gli anni precedenti, poteva sperare di far bene. Mi accorsi subito, comunque, che Fessor era un tipo particolare, indecifrabile. Era di poche parole, e non faceva gruppo. Un americano atipico, insomma, non uno alla Brady tanto per spiegare. Ma in fondo ogni persona ha il suo carattere e quindi non ci preoccupammo più di quel tanto”.
JACK PRAN
Denuncia ritirata
Pochi giorni prima del Natale del 1977 accade qualcosa che ancora lascia pensosi e basiti: nelle vicinanze di un negozio di Massagno Leonard aggredisce una signora anziana, anche se lui nega con tutte le forze che ha in corpo. Leonard viene trattenuto in carcere per una decina di giorni e sembra che fu proprio in quel lasso di tempo che matura l’idea di uccidersi. Un’ipotesi mai suffragata da prove concrete. L’inchiesta non riuscì mai a dimostrare che si fosse suicidato con i barbiturici e venne per contro assodato che non aggredì mai la donna, che poi ritirò la denuncia. Leonard viene così scagionato da ogni accusa. Sul carattere del giocatore sono significative le parole di Alessandro Cedraschi: “Con lui la nostra squadra, che non era più eccezionale come gli anni precedenti, poteva sperare di far bene. Mi accorsi subito, comunque, che Fessor era un tipo particolare, indecifrabile. Era di poche parole, e non faceva gruppo. Un americano atipico, insomma, non uno alla Brady tanto per spiegare. Ma in fondo ogni persona ha il suo carattere e quindi non ci preoccupammo più di quel tanto”.
JACK PRAN