Sport, 21 febbraio 2025

Fra i grandi del ciclocross anche il nostro Zweifel

Solo i plurititolati campioni iridati Eric De Vlaeminck e Van der Poel meglio di lui

LUGANO - Di questi tempi, quando si parla di ciclocross vengono alla mente due nomi: il neo campione del mondo Mathieu Van der Poel e il suo principale rivale Wout Van Art. Una rivalità, quella fra l’olandese figlio arte e il belga che viene da lontano, che nasce nelle categorie inferiori e che si è pure riaffermata nelle prove su strada. Come non ricordare a proposito i loro duelli alla Milano-Sanremo o al Giro delle Fiandre? Ma dopo l'ennesimo titolo conquistato dal nipote di Raymond Poulidor a Lievin una decina di giorni fa (sul tracciato francese erano ben 35 mila gli spettatori presenti!) sono tornate a far testo le statistiche: sì, perché Van der Poel, con la maglia iridata conquistata nell'Esagono ha raggiunto l'indimenticato e leggendario Eric De Vlaeminck nella classifica dei pluri vincitori nella storia mondiale di questa difficile ed estenuante disciplina. Del resto per l'olandese il record di Eric era diventata una specie di ossessione. 'L'unica ragione per cui continuo a gareggiare nel ciclocross si chiama Eric De Vlaeminck. Un giorno voglio battere il suo grande primato'. 


Una dichiarazione forte quella rilasciata lo scorso anno da Mathieu van der Poel. Ma non solo: il “tulipano” espresse anche la sua profonda ammirazione per il campione purtroppo scomparso nel 2015 a causa del morbo di Parkinson.


Corridore indimenticato
Nato ad Eeklo, in terra fiamminga, Eric De Vlaeminck conquistò sette titoli iridati fra il 1966 e il 1973; una serie interrotta soltanto nel 1967 quando ad imporsi fu il ciclista italiano Renato Longo. Professionista dal 1965 al 1980, Eric corse anche su strada, pur senza ottenere i grandi risultati del più giovane fratello Roger, dominatore delle classiche di quei tempi. Riuscì comunque a vincere qualche gara importante come il Giro del Belgio del 1969, la Parigi-Lussemburgo del 1970 e una tappa del Tour de France del 1968. Nelle classiche del Nord fu terzo alla Gand-Wevelgem del 1969 e giunse secondo nel 1969 e terzo nel 1970 alla Freccia Vallone. Ma la sua disciplina preferita era il ciclocross e ancora oggi, a dispetto dei grandi risultati di Van der Poel, gli addetti ai lavori sostengono che Eric sia il più grande ciclocrossista di tutti i tempi. Recentemente suo fratello Roger ha dichiarato al quotidiano belga Het Nieuwsblad che'se Eric si fosse allenato come Mathieu Van der Poel sarebbe ancora campione del mondo oggi'. Al di là della malattia il sette volte iridato non ebbe una vita facile: nel 1993 perse infatti il figlio Geert, potenziale campione del ciclocross, che morì di infarto a soli 26 anni durante una corsa in Belgio.


Il talento di Rüti
Se Eric De Vlaeminck e Mathieu Van der Poelhanno scritto la storia del ciclocross, il nostro Albert Zweifel non è certo da meno. Basta dare un'occhiata al palmares mondiale per rendersi contro che dietro al campione belga e a quello olandese, c’è lo svizzero nato e cresciuto a Rüti (nel canton Zurigo) il 7 giugno 1949. Di professione meccanico di carrozzeria, il giovane Albert debutta a soli 18 anni ai Mondiali dilettanti di Zurigo ma si ritira a causa di disturbi fisici. Ma non era uno che si arrendeva facilmente tanto che nel 1973 diventò professionista. Per lui si aprirono le porte del successo e della gloria sportiva: Zweifel era anche un precursore di un ciclismo che stava cambiando: ingaggiò un massaggiatore ed un preparatore personali, si fece costruire una bicicletta su misura e seguì delle diete alimentari per tenersi in forma. Anche i suoi allenamenti, che prevedevano “dietro moto”, rulli, corsa sulla neve, erano una grande novità per il ciclocross di quel periodo. Albert cominciò così a vincere e pure su strada ottenne buoni risultati. Fu quattro volte fra i primi dieci nella classifica del Tour de Suisse e nel 1977 si mise alle spalle anche un certo Eddy Merckx. Ma il vero amore era il fango e quei percorsi accidentati sui quali non è facile mantenere l’equilibrio e tenersi lontano dai pericoli. E con il passaggio di categoria arrivò anche il salto di qualità, tanto che nel 1975 cominciarono a fioccare le vittorie: otto, oltre al secondo posto ai Mondiali svizzeri di Melchnau dietro a Roger de Vlaeminck.


Il primo titolo
Nel 1976 arrivo la prima maglia iridata a Chazay-d’Azergues, in Francia, dove dominò la prova dall’inizio alla fine. Alle sue spalle, e con un ritardo pesante di un minuto e mezzo, si classificò il suo compatriota Peter Frischknecht. Per il neo campione del mondo quello sarà il primo di quattro titoli consecutivi: in sequenza vincerà ad Hannover, nei Paesi Baschi, e a Saccolongo, dove realizzò una grande impresa (il secondo, il nostro Gilles Blaser si classificò a oltre 4 minuti). Erano gli anni degli accesi duelli con Roland Liboton. 'Da un lato Albert, l’ultimo dei crossisti tradizionali, dall’altro Roland, l’archetipo del corridore da fango moderno'scrisse la Gazzetta dello Sport ad inizio Anni Ottanta. E fra il 1980 e il 1984 Liboton vincerà quattro Mondiali prima di un lento ma inesorabile declino. E Zweifel? Nel 1986 a Lambeek, nel Brabante fiammingo e con un tempo da lupi, rispunta il corridore dei tracciati duri e il crossista d’altri tempi. Lo svizzero vince infatti a sorpresa il quinto titolo iridato a dieci anni di distanza dal primo. Non era mai successo. Chiuderà la carriera due anni dopo con oltre trecento vittorie. Meglio di lui a livello mondiale hanno fatto meglio solo Eric De Vlaeminck e Mathieu Van der Poel. Di Zweifel gli ormai anziani tifosi ticinesi ricordano anche una apparizione ad una gara di ciclocross tenutasi nel 1977 ad Arbedo e nella quale, avversari Eric De Vlaeminch, Longo, Frischknecht e Vermeire, vinse alla grande.

A.M./B.S.

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