Sport, 19 dicembre 2023

Il “piccolo” Zaire cancellato dalla Jugoslavia di Dzajic

Mondiali 1974: tiro a segno della nazionale balcanica contro gli sprovveduti africani

LUGANO - Zaire è il nome del paese che oggi è conosciuto come Repubblica Democratica del Congo. Si chiamò così perché fra il 1971 e il 1997 venne governato con il pugno di ferro dal generale presidente- dittatore Mobutu. Costui cambiò il nome e la bandiera e cercò senza per altro riuscirvi di portare il suo popolo fuori dalla miseria e dalle guerre. Nel 1974 fu proprio Mobutu che promosse uno dei tanti incontri del secolo di pugilato: a Kinshasa si affrontarono infatti il leggendario Mohamed Alì e George Foreman. Ma lo Zaire aveva vinto anche la Coppa d’ Africa e si qualificò per i Mondiali di Germania. Per questo motivo, la federazione, obbiediente ai diktat di Mobutu, ingaggiò il tecnico slavo Blagoje Vidinic.


L’ ex portiere della nazionale balcanica campione olimpica nel 1960 aveva portato il Marocco alla precedente edizione iridata, in Messico. Vidinic sembrava perciò l’ uomo giusto per far decollare la nazionale africana anche in terra tedesca. Per lo Zaire fu la prima partecipazione. Sarebbe stata anche l’ultima. 


Con la pressione presidenziale sulle spalle, la compagine di Vidinic debuttò con una sconfitta contro la Scozia. Per altro prevedibile, vista la differenza di qualità ed esperienza fra le due squadre. Poche ore dopo lo 0-2 incassato dai britannici, giocatori e staff dello Zaire seppero che non avrebbero più ricevuto i premi per l’avvenuta qualificazione ai Mondiali. I dirigenti se li erano mangiati in feste e acquisti privati. La rabbia fu naturalmente grande. E ciò, a detta di molti, condizionò la squadra, che nella seconda sfida deltorneo avrebbe affrontato la teminile Jugoslavia. Il tecnico Vidinic decise di non schierare il giocatore più forte, tale Mayanga, chiamato “il brasileiro”. E dopo appena 18 minuti era già chiaro che la gara sarebbe finita a...pallate: gli slavi conducevano 3-0! A quel punto il CT dello Zaire richiamò in panchina il portiere Kazadi e schierò Dimbi al suo posto. Non servì a molto perché la Jugoslavia infierì sugli avversari: 5-0 alla pausa, 9-0 al novantesimo minuto. Gran protagonista Bajevic, autore di un tripletta mentre Dzajic, uno dei più talentuosi giocatori di quell’epoca, mise la sua firma solo su un gol.


La clamorosa sconfitta mandò su tutte le furie Mobutu, che disse a chiare lettere che un ulteriore tracollo sarebbe costata la vita ai giocatori. Una minaccia nel vero senso della parola. Ma il Brasile, prossimo rivale degli africani, decise di non dannarsi l’anima: gli bastava un successo con tre reti di scarto e avrebbe passato il turno. Detto fatto finì 3-0, con buona pace degli zairesi che poterono tornarsene in patria senza troppi timori. Avevano salvato la pelle! Nel finale del match lo Zaire fece di tutto per evitare la quarta rete: la disperazione quasi gioca loro un brutto scherzo. La squadra diretta dal malcapitato Vidinic chiuse comunque i suo primi e unici Mondiali con tre sconfitte e con un saldo di reti decisamente disastroso: 0 gol segnati e 14 subiti. Al termine della rassegna iridata, quasi tutti i gicoatori che avevano partecipato alla trasferta in terra teutonica finirono in miseria mentre anni dopo, nel 1997, il dittatore Mobutu fu finalmented eposto.


Nel finale della partita contro il Brasile successe un episodio che ancora oggi fa sorridere. I giocatori africani erano spaventatissimi: se avessero incassato un quarto gol sarebbero finiti malamente. A cinque minuti dal termine Rivelino stava per battere da buona positione un calcio di punizione. Ma al momento di tirare, lo zairese Mwepu si staccò dalla barriera e colpì il pallone, allontanandolo. Il gesto resta ancora oggi un mistero irrisolto. Di certo il centrocampista brasiliano si innervosì e calciò malamente la punizione.


JACK PRAN

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