Sport, 12 settembre 2023

“È la passione che muove la redazione di Fuorigioco”

È ripartita la popolare trasmissione di Teleticino. Ne parliamo con Patrick Della Valle

MELIDE - Patrick Della Valle (responsabile Sport di Teleticino): è da poco partita la 17esima edizione di Fuorigioco. Tanti auguri!
Grazie mille. Una nuova stagione, la 17esima appunto: fa quasi effetto leggere, pensare e sapere che siamo ad un passo dal diventare maggiorenni. Non mi vengono in mente molte trasmissioni che possono vantare una tale longevità, soprattutto in un mondo come quello odierno dove tutto è già vecchio e superato dopo un paio di ore. La verità è che nel 2006 Luca Sciarini ha avuto almeno un paio di grandi intuizioni. La prima è che nel panorama mediatico di allora c’era ancora spazio per parlare di sport, la seconda è che ha imposto un modo nuovo di farlo, diverso da quello già presente in Ticino. La trasmissione negli anni si è evoluta, è cambiata senza tuttavia mai snaturarsi.


È cambiato il presentatore…
Fuorigioco è ormai da anni un brand riconosciuto e popolare che brilla di luce propria. Ieri c’era Luca, oggi ci sono io, domani chissà. Non conta. Fuorigioco è forte per quello che rappresenta agli occhi del nostro fedelissimo pubblico. 



Ci sarà anche nuovo conduttore, Luca Mossi. Tre presentatori! Non era mai accaduto (c’è anche Stefano Sala). 
Luca lo abbiamo gettato nella mischia nel corso dell’estate. Non era una necessità produttiva. Era molto più banalmente un modo per metterlo alla prova e per premiarlo del duro lavoro che ha svolto nei suoi quasi 3 anni che ormai ha trascorso nella nostra redazione. Da sempre TeleTicino è stata una fucina di talenti. Vogliamo continuare ad esserlo, vogliamo che a Melide crescano professionisti capaci di muoversi a 360 gradi. Nel caso specifico di Luca, se ce la farà o meno tutto dipende da lui e dal supporto che sapremo dargli. 


La squadra degli ospiti è sempre quella: segno che alla gente piace. Previste comunque novità? 
Abbiamo capito che creare un gruppo ristretto di ospiti quasi fissi dona un valore aggiunto alla trasmissione. Ci conosciamo ormai tutti benissimo e altrettanto bene ci conosce il telespettatore. Siamo una piccola grande famiglia allargata nella quale vogliamo sempre lasciare un posto libero per il telespettatore. Sapere, per chi ci guarda, che, per esempio, ogni lunedì dalle 19.30 alle 21.00 ci sarà il Kubi che parla del Lugano, Luca di mercato o ancora Pelletier di HCL e HCAP sia diventato un appuntamento classico. Qualcosa che vale la pena non perdersi.


È difficile gestire il lavoro redazionale di tutti i giorni ed allestire Fuorigioco? 
Se dicessi di no mentirei. Le cose da fare sono tante, il tempo poco e le persone che ci possono lavorare ancora meno. Tenga presente che una delle nostre forze, da sempre, è quello di essere sui campi e in pista il più possibile. Una volontà che ci agevola tantissimo in determinati aspetti ma che al medesimo tempo è parecchio gravosa. Lo possiamo fare, e anche qui mi ripeto, solo perché posso contare su una redazione che mai (e ripeto mai!) si è tirata indietro nel momento del bisogno e nell’attimo in cui andava fatto uno sforzo in più. 


Come sono andati gli indici di ascolti della scorsa stagione? 
Bene, molto bene. E non è affatto scontato. Fuorigioco è l’unica trasmissione che occupa due serate settimanali nel palinsesto di TeleTicino. Da fine agosto a metà giugno siamo chiamati a inventarci sempre qualcosa di nuovo e accattivante. Non è facile anche perché la redazione è ristretta nei numeri. La nostra forza rimane lo spirito che anima chiunque metta piede nei nostri uffici: nessuno è qui perché deve lavorare, siamo tutti qui perché quello che facciamo accende ancora di più la nostra passione. 


La gente segue più l’ hockey o il calcio? Quali sono i personaggi più difficili da intervistare, gli ossi più duri...
Qualche anno fa avrei risposto l’hockey. Oggi, con la crescita del Lugano, il divario si è di molto assottigliato. Personaggi difficili da intervistare? Nessuno. Viviamo in un’epoca in cui (quasi) tutti hanno capito l’importanza dei media e della comunicazione e di riflesso quanto questi giochino un ruolo fondamentale nella costruzione della loro immagine. Certo, continuano ad esserci momenti di tensione e di disaccordo ma ciò è inevitabile e fa parte del gioco dei ruoli. Ci sono invece 2-3 giocatori che hanno deciso di non più rilasciarci interviste. Onestamente non mi pesa e non mi crea alcun problema. Non baratto la mia e nostra libertà di dire sempre, con educazione e rispetto, quello che pensiamo con qualche dichiarazione, magari persino banalotta. 


Come sempre puntate su hockey e calcio. Non sarebbe il caso di allargare gli orizzonti? In fondo in Ticino ci sono altri sport di successo, pensiamo all’atletica leggera.
Domanda e tema annoso perché si ripropone concontinuità. Per questo rispondo molto volentieri evidenziando tre punti. Il primo, se vogliamo molto venale, riguarda la capacità di una tematica di attirare telespettatori. Noi sappiamo che calcio e hockey hanno una massa critica importante che ci permette di raggiungere i nostri obiettivi. Altri sport, più di nicchia, meritano lo stesso rispetto di calcio e hockey ma devono fare i conti con l’interesse che generano. Il secondo aspetto riguarda le nostre capacità: siamo bravi a trattare calcio e hockey. Lo saremmo altrettanto a discutere, per esempio, di atletica, nuoto, vela o tiro con l’arco? No, non credo. Conosciamo i nostri limiti e sappiamo che là fuori qualcuno può approfondire tematiche legate a questi sport meglio di noi. Come terzo punto, lasciatemi dire, che non esiste solo Fuorigioco. Abbiamo un telegiornale quotidiano nel quale spesso, di fronte ad eventi di grande rilevanza, abbiamo toccato temi non legati a hockey e calcio. Mi viene ad esempio in mente il Galà dei Castelli al quale ogni anno dedichiamo almeno due puntate di TicinoNews Sport. 


In generale i club sono collaborativi? (ci riferiamo alla partecipazione degli ospiti) 
Chi più, chi meno ma in generale non posso lamentarmi. Credo che negli anni, anche grazie al miglioramento dei rapporti interpersonali, tutto sia diventato più scorrevole. E poi, a mio avviso, bisogna essere onesti: dopo 7 o 8 partite perse chi avrebbe voglia di andare in uno studio televisivo a giustificare un periodo così difficile? Fortunatamente, come ricordavo prima, tutti i protagonisti hanno capito che metterci la faccia, dare spiegazioni e in qualche modo tranquillizzare il tifoso è il primo passo per trovare comprensione e maggior supporto. 


Un tempo Fuorigioco si distingueva per essere una sorta di Bar Sport. Più chiacchiericcio, più polemiche e battute: oggi non si è un po’ troppo istituzionalizzata? 
No, non sono d’accordo. Faccio alcuni nomi: Kubi, Pelletier, Bianchi, Chiesa, Reuille. Tutti ospiti di altissimo profilo. Gente che ha giocato in nazionale, che ha vinto campionati, allenato le migliori squadre del paese, giocato centinaia di partite nella massima lega. Personaggi che da un punto di vista tecnico possono spiegare il gioco nei minimi dettagli ma allo stesso tempo persone che hanno capito lo spirito che anima lo sport su TeleTicino. Con loro abbiamo ospiti con competenze sopraffine ma allo stesso tempo uomini che sanno ridere e sanno strappare un sorriso. 


L’entrata in scena di altri talk show sportivi non vi ha creato problemi? Pensiamo alla trasmissione That’s Hockey condotta da Lorenzo Boscolo alla RSI.
Non guardo alla “concorrenza” come ad un problema, semmai come ad uno stimolo per fare ancora meglio e, ma questo non diteglielo, come possibile bacino dove attingere spunti interessanti per le nostre trasmissioni (ride, ndr.). 


Anche quest’ anno Teleticino hai i diritti televisivi per le partite di hockey. Un bel biglietto da visita. Come è andata la scorsa stagione? 
Un vero e proprio successo. Malgrado qualche cassandra (proveniente da fuori cantone) abbia previsto sfaceli, i numeri dimostrano che TeleTicino e le altre TV private sono state in grado di portare nelle case degli svizzeri tantissime ore di hockey. I nostri numeri sono stati eccezionali, sorprendentemente per quanto mi riguarda anche in merito alle partite che non coinvolgevano Lugano e Ambrì. Insomma, siamo andati oltre le più rosee aspettative.

MAURO ANTONINI

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