Il Centro Al Suu di Bombinasco, in Malcantone, ha chiuso le porte nelle scorse settimane lasciando per strada 17 dipendenti e 8 ospiti disabili in cerca di un tetto dove “ripararsi”. Fra Martino Dotta, direttore della Fondazione Francesco e presidente del Comitato dell'Associazione vivere insieme (AVI) che gestisce il Centro, aveva accennato a lavori di ristrutturazione dello stabile. Lavori necessari. La spesa totale si attestava attorno ai 5 milioni di franchi. La struttura, stando a nostre informazioni, sarebbe però stata venduta alla Croce Rossa. La proprietà dell’intero complesso era nelle mani delle Suore dell’Opera Serafica di Soletta. Visto che per convenzione il sito deve essere utilizzato non per scopi di lucro, ma per opere di bene o sociali, c’è chi ha già pensato al futuro dell’enorme villa: un centro per richiedenti l’asilo minorenni. Questo è quello che si mormora in paese. Da qui serpeggia il malumore.
Se si avverasse?
Ci sono abitanti già pronti a scendere sul piede di guerra. “È incredibile pensare che a Bombinasco, un paesino di poche anime, possa ospitare un centro per giovani migranti. Qui c’è qualcuno che non ragiona con il cervello, ma con altri parti del corpo”, afferma un anziano residente:“ Io me ne andrei subito, come si fa a girare tranquilli la notte con in giro questi giovani che non hanno la nostra stessa cultura? Abbiamo visto cosa fanno a Chiasso: vogliamo proprio portare un problema così enorme in un piccolo paesino di montagna? Noi no”,gli fa eco il suo compagno di carte.
Strutture carenti
Mancano strutture, secondo alcuni residenti contattati, anche a causa dei profughi ucraini: “Vedrete che se non mettono gli ailanti, metteranno i profughi. Invece, dovrebbero riaprire come un luogo per le persone ticinesi con difficoltà. Per loro abbiamo posto?
Se si avverasse?
Ci sono abitanti già pronti a scendere sul piede di guerra. “È incredibile pensare che a Bombinasco, un paesino di poche anime, possa ospitare un centro per giovani migranti. Qui c’è qualcuno che non ragiona con il cervello, ma con altri parti del corpo”, afferma un anziano residente:“ Io me ne andrei subito, come si fa a girare tranquilli la notte con in giro questi giovani che non hanno la nostra stessa cultura? Abbiamo visto cosa fanno a Chiasso: vogliamo proprio portare un problema così enorme in un piccolo paesino di montagna? Noi no”,gli fa eco il suo compagno di carte.
Strutture carenti
Mancano strutture, secondo alcuni residenti contattati, anche a causa dei profughi ucraini: “Vedrete che se non mettono gli ailanti, metteranno i profughi. Invece, dovrebbero riaprire come un luogo per le persone ticinesi con difficoltà. Per loro abbiamo posto?
Dobbiamo sempre essere gli ultimi?”, borbotta esasperato un ragazzo.
Non si smentisce, ma…
Per avere una conferma di quanto da noi raccolto, abbiamo contattato il DSS (Dipartimento Sanità e Socialità) che ci ha indirizzato verso l’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati. A risponderci
Non si smentisce, ma…
Per avere una conferma di quanto da noi raccolto, abbiamo contattato il DSS (Dipartimento Sanità e Socialità) che ci ha indirizzato verso l’Ufficio dei richiedenti l’asilo e dei rifugiati. A risponderci
è il Capoufficio Renzo Zanini. “La struttura di Bombinasco, che ha recentemente cessato le sue attività, rientra tra le numerose strutture che potrebbero essere prese in considerazione per l’alloggio di persone afferenti al settore dell’asilo. Al momento i servizi preposti stanno valutando la fattibilità tecnica di alcune di queste strutture: è quindi prematuro esprimersi prima che tutte le valutazioni siano concluse”.
Servizi al limite?
Come più volte scritto anche su questo giornale, il numero di richiedenti l’asilo è esploso negli scorsi mesi. Sempre Zanini afferma infatti che: “Ci preme ricordare che dallo scorso autunno il numero di domande d’asilo ordinario è aumentato in maniera importante a livello nazionale, con un conseguente incremento delle attribuzioni nei Cantoni. Da diversi mesi quindi i servizi cantonali sono impegnati nella ricerca di nuove strutture idonee ad ospitare richiedenti l’asilo”.
Suore e Croce rossa in silenzio
Abbiamo tentato di contattare sia la Madre superiora delle Suore dell’Opera Serafica di Soletta, ma non abbiamo avuto un riscontro in merito allo specifico caso. Lo stesso vale per la Croce Rossa. I tempi non sembrano maturi per parlare di una situazione assai delicata, che per certi versi ricorda quella degli autogestiti: abbiamo proprio bisogno di una struttura del genere? O il problema andrebbe risolto a monte? Affaire à suivre!
BOMA
Servizi al limite?
Come più volte scritto anche su questo giornale, il numero di richiedenti l’asilo è esploso negli scorsi mesi. Sempre Zanini afferma infatti che: “Ci preme ricordare che dallo scorso autunno il numero di domande d’asilo ordinario è aumentato in maniera importante a livello nazionale, con un conseguente incremento delle attribuzioni nei Cantoni. Da diversi mesi quindi i servizi cantonali sono impegnati nella ricerca di nuove strutture idonee ad ospitare richiedenti l’asilo”.
Suore e Croce rossa in silenzio
Abbiamo tentato di contattare sia la Madre superiora delle Suore dell’Opera Serafica di Soletta, ma non abbiamo avuto un riscontro in merito allo specifico caso. Lo stesso vale per la Croce Rossa. I tempi non sembrano maturi per parlare di una situazione assai delicata, che per certi versi ricorda quella degli autogestiti: abbiamo proprio bisogno di una struttura del genere? O il problema andrebbe risolto a monte? Affaire à suivre!
BOMA