Opinioni, 12 giugno 2023

Galeazzi: “Il tostapane? Sarà un ricordo”

Il prossimo 18 giugno saremo chiamati a votare un tema che condizionerà il futuro di questo Paese. Un futuro, ovviamente, non fatto di progresso pragmatico, bensì di regresso ideologico. Si vuole tornare indietro almeno di un secolo. Sembra strano e sicuramente folle pensarlo (anche a me scriverlo), ma se considerassimo le conseguenze che potrebbero susseguirsi a seguito si questa votazione tra meno di 30 anni, approvando una legge farcita di ideologismo, lo scenario seguente potrebbe realizzarsi.         
 
Non snocciolerò cifre, già molto è stato scritto e detto. Cercherò di immaginare quali saranno le conseguenze logiche se il “tanto mi darà tanto”.    
Partiamo dalla questione puramente ideologica. La Svizzera emette lo 0.1% di emissioni di CO2, mentre Cina, USA, UE, Russia e India oltre il 43% del totale a livello mondiale. Risulta quindi che noi svizzeri vorremmo, ancora una volta, fare i papisti più del Papa, non ci son dubbi. 

Raggiungendo la neutralizzazione climatica entro il 2050, come abbiamo letto e riletto, lo stop verrà eseguito sulle materie fossili. Ora, queste materie, che coprono circa il 60% dell’energia che consumiamo, dovranno essere sostituite. Purtroppo, del nucleare di nuova generazione non se ne vuol parlare, sempre da parte degli eco-salvatori benpensanti: vorrebbero puntare tutto sull’elettrico. Perfetto si potrebbe dire, ma come crea il “green” l’elettrico? Il 60% di fabbisogno in pannelli solari e pale eoliche a sostituzione delle materie fossili? Semplicemente illusi voler tappezzare l’intera nazione entro il 2050 e quindi saremo costretti ad acquistare l’energia mancante dall’estero, laddove però se la terranno ben stretta, specie in tempi di crisi energetica e l'eventuale surplus lo faranno pagare a prezzi esorbitanti.            

Quindi, ragionando in termini pratici, coloro che voteranno SÌ, non dovranno poi reclamare se tutte le comodità di oggi non saranno più garantite e nemmeno a tutte le ore del giorno o della notte. Esempio il tostapane (solo al museo lo si troverà), la lavatrice, la lavastoviglie, la ricarica quotidiana del prezioso e personale “telefonino”, la TV, il personal computer, la bici elettrica, l'auto elettrica tanto sponsorizzata oggi. Verranno selezionate delle fasce orarie d'utilizzo così come delle zone di blackout o contingentate a turni. Come la metteremo con i mezzi di trasporto pubblici elettrici? Treni, tram, seggiovie, funicolari, battelli? Quindi scordatevi i fine settimana sui campi da sci. Partite di hockey o di calcio la sera? Un ricordo visti i costi degli impianti d'illuminazione e di mantenimento del ghiaccio. Rinunceremo pace.      

La lista è lunghissima e  non è completa, basti che ognuno di noi iniziasse a ragionare su quanto usa e come usa l’elettricità quotidianamente per capire dove andremo a finire. Una richiesta tale da far collassare il sistema nazionale e non solo.
 Torneremo alla pietra focaia nell'Era dei romani nel sec. I d. C. Già.
A voi la scelta allargando gli orizzonti e a non farvi abbindolare da infarciture ideologiche. Io di certo voterò un bel NO perché il mondo va protetto e rispettato di sicuro, ma non con queste imposizioni irrealistiche in cosi breve tempo.       


 
Tiziano Galeazzi    
Deputato UDC in GC       
 

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