Opinioni, 12 giugno 2025

Il dibattito sull’arrocco solleva più polvere del necessario, distogliendo l’attenzione dai veri problemi del Cantone

La recente proposta di arrocco proposto dalla Lega dei Ticinesi all’interno del Consiglio di Stato ha scatenato un acceso dibattito mediatico, ben al di là della portata reale del cambiamento. Eppure, a ben vedere, ci troviamo di fronte a un passaggio del tutto legittimo, previsto dalla legge, e che in altre sedi istituzionali – come nel Consiglio Federale – avviene con una normalità che non suscita lo stesso frastuono.

Il cambiamento ha una valenza, certo. Segna un nuovo equilibrio interno, una diversa distribuzione delle responsabilità, ma non rappresenta né un’anomalia né un’irregolarità. Semmai, fa parte della fisiologia di un governo che si adatta, evolve, risponde alle esigenze e alle strategie politiche dei suoi membri.

Va inoltre ricordato che la competenza su simili decisioni spetta unicamente al Consiglio di Stato. Il Parlamento cantonale può prenderne atto, può discuterne dal punto di vista politico, ma non ha alcuna voce in capitolo nel merito della scelta. Insistere sul tema, come se si trattasse di una questione parlamentare, è quindi fuori luogo e rischia di alimentare solo polemiche sterili.



Nel frattempo, il Ticino deve affrontare sfide ben più pressanti: l’aumento del costo della vita, la pressione sul mercato del lavoro, la sicurezza e la socialità solo per citarne alcune. Continuare a concentrare tempo e attenzione politica su questo cambio rischia di distrarre dalla missione principale di ogni istituzione: dare risposte concrete ai cittadini.

Non sfugge, infine, che tanta indignazione sembra derivare più dal fatto che la proposta arrivi dalla Lega dei Ticinesi, e non da un altro partito, che dal contenuto stesso della manovra. Se lo stesso cambiamento fosse stato avanzato da una formazione più vicina ai salotti della politica, probabilmente l’interesse sarebbe stato assai più tiepido. Questo doppio standard è il vero nodo da sciogliere: non si giudica l’azione in sé, ma chi la compie.

In conclusione, l’arrocco va letto per ciò che è: una scelta legittima, interna al governo, che non merita né allarmismi né strumentalizzazioni. È ora che la politica cantonale riallinei le sue priorità e torni a occuparsi con serietà dei problemi che davvero toccano la vita quotidiana dei ticinesi.

Andrea Sanvido, vice capo gruppo Lega dei Ticinesi in Gran Consiglio

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