Svizzera, 24 marzo 2023

Il Mattinonline.ch fra i 3 vincitori dello “Swiss Stop Islamization Award 2023”

Nell’indifferenza più totale da parte dei mass media mainstream ticinesi, il premio nazionale e internazionale “Swiss Stop Islamization Award” - ideato e organizzato fin dal 2018 dal movimento politico “Il Guastafeste” – ha tagliato quest’anno il traguardo della sesta edizione. Proprio in questi giorni è avvenuta la premiazione dei tre vincitori del 2023 , ciascuno dei quali ha ricevuto 2'000 franchi. Come noto lo scopo del premio è quello di attribuire ogni anno un riconoscimento non solo finanziario ma anche morale a tre persone, o associazioni, o organi di informazione che in vari modi si battono contro l’islamizzazione della Svizzera e dell’Europa (favorita da un’immigrazione di massa incontrollata e ormai incontrollabile) e contro la crescente radicalizzazione dei musulmani da parte di organizzazioni gestite da fanatici islamisti che cercano di impedire la loro integrazione nella nostra società.

Attualmente chiunque critichi l’islam viene considerato un islamofobo nel senso più spregiativo del termine: ecco perché la pusillanime stampa mainstream si guarda bene dal criticare questa religione e boicotta chiunque lo faccia, ed ecco perché l’organizzatore di questo premio figura regolarmente nel voluminoso “Rapporto sull’islamofobia in Europa” che dal 2015 viene allestito ogni anno, a mo’ di intimidazione, da una società turca legata a Erdogan e al partito islamista AKP. Una “schedatura” di cui nella mia veste di combattente anti-islam vado fiero, perché significa che il mio Premio dà fastidio agli islamisti. Del resto sono in buona compagnia, considerato che nell’ultimo Rapporto (quello del 2021, edito nel settembre scorso) il mio nome figura fra i tre principali islamofobi della Svizzera accanto a quello della musulmana zurighese Saïda Keller-Messahli, fondatrice del Forum per un islam progressista, grande critica dell’islam politico e vincitrice nel 2016 del Premio svizzero per i diritti umani.

Ma ecco i nomi dei tre vincitori del premio 2023, con le rispettive motivazioni.

Giorgio Ghiringhelli



Mattinonline.ch

Questo portale di news venne creato nel settembre del 2007 dal geniale politico e imprenditore Giuliano Bignasca per dare una continuità quotidiana al giornale domenicale gratuito “Mattino della domenica”, da lui fondato nel 1990. Proprio il successo di questa pubblicazione settimanale fu all’origine della creazione - il 17 gennaio 1991 - del movimento politico “Lega dei ticinesi”, che dal 2011 dispone di ben due seggi su 5 nel Consiglio di Stato. Fin dall’inizio Bignasca affidò la supervisione del Mattinonline al figlio Boris, che dopo la morte del padre - avvenuta il 7 marzo 2013 - divenne editore del portale, e che dal 2015 siede in Gran Consiglio nelle file della Lega dei ticinesi. Pur essendo un media vicino alla Lega dei ticinesi, il Mattinonline non è il sito ufficiale del movimento politico e a volte sostiene battaglie di altri partiti o di singoli cittadini.

E’ stato ad esempio il sito online che in Ticino maggiormente ha sostenuto l’iniziativa “antiburqa” lanciata nel 2011 dal movimento politico “Il Guastafeste”, ospitando vari articoli e comunicati a favore della stessa e contribuendo in tal modo allo strepitoso successo nella votazione popolare del 2013, quando l’iniziativa venne accolta dal 65% dei Ticinesi. Aveva pure sostenuto l’iniziativa “antiburqa” lanciata nel 2016 a livello federale e approvata da Popolo e Cantoni nel 2021. Il Mattinonline è stato l’unico portale di informazione – fra i cinque o sei attivi in Ticino - ad aver sempre dato spazio al premio nazionale “Swiss Stop Islamization Award” creato dal Guastafeste nel 2018 : un premio scandalosamente censurato da tutta la stampa mainstream (online e cartacea) ticinese.

Fin dalla sua nascita il Mattinonline ha sempre difeso le istanze a difesa del Ticino e della Svizzera, vantandosi – come si legge nella presentazione del sito – “di raccontare quello che gli altri non dicono”. In effetti il Mattinonline è l’unico sito online in Ticino a dar spazio con regolare frequenza ad articoli e opinioni molto critici non solo verso l’Unione europea e verso l’insensata politica di immigrazione incontrollata e incontrollabile, ma anche, ad esempio, verso la strisciante e inarrestabile islamizzazione della nostra società. Un modo di informare controcorrente e poco politicamente corretto che piace a molti lettori, il cui numero è arrivato anche a 150mila al mese.



Piero Marchesi




Nato nel 1981, questo giovane e brillante politico ha avuto una carriera folgorante. Dal 2012 al 2021 è stato sindaco di Monteggio (e nel 2021 è stato eletto sindaco del nuovo Comune di Tresa) e dal 2016 é presidente della sezione ticinese dell’UDC. Eletto in Gran Consiglio nel 2019 ha poi lasciato la carica dopo alcuni mesi, quando è stato eletto nel Consiglio nazionale . Come deputato nel Parlamento nazionale si è subito messo in luce sul fronte anti-islam con alcuni atti parlamentari, come ad esempio l’iniziativa parlamentare “Si vieti il Consiglio centrale islamico svizzero e l'Associazione degli studiosi musulmani” (bocciata dal Consiglio nazionale il 16 dicembre 2021 con 130 voti contro 54 e 3 astensioni) o l’interrogazione “Centro svizzero islam e società di Friburgo: opportunità o minaccia per la radicalizzazione?”, che era stata presentata nel dicembre del 2020 sulla base dell’opuscolo intitolato “Le CSIS œuvre-t-il vraiment à l’intégration des musulmans?” (http://www.vigilanceislam.com/images/Broch_CSIS_MV_avril2020.pdf) con il quale la giornalista ginevrina esperta di islam, Mireille Vallette, aveva sollevato parecchi dubbi sull’attività di questo Centro, sospettato di promuovere l’islamizzazione della Svizzera e la radicalizzazione dei musulmani anziché operare a favore dell’integrazione dei musulmani nella nostra società democratica e laica. Alla sua interrogazione Marchesi

aveva poi fatto seguire un postulato con il quale invitava il Consiglio federale a “redigere un rapporto sull’attività del centro, analizzando in dettaglio i vari aspetti critici enunciati, così da valutare se vi siano i presupposti per annullare i finanziamenti della Confederazione”.


In data 18 agosto 2021 il Consiglio federale ha proposto al Parlamento di accogliere il postulato : cosa che il Consiglio nazionale ha fatto il 1 ottobre 2021, e ora il rapporto è in fase di allestimento. Marchesi aveva pure fatto parte del comitato ticinese di sostegno all’iniziativa federale “antiburqa” (approvata da Popolo e Cantoni il 7 marzo 2021), partecipando a diversi dibattiti televisivi a favore dell’iniziativa. Dopo la votazione aveva presentato l’interpellanza intitolata “Divieto burqa. Si impedisca a Rachid Nekkaz di continuare a istigare alla violazione della Costituzione e della legge”, chiedendo al Consiglio federale cosa intendesse fare contro il milionario franco-algerino che aveva dichiarato di essere disposto a pagare le multe delle donne che non avessero rispettato il divieto costituzionale di coprire il volto.




Christine Tasin, presidente di Résistance Républicaine (Francia)



Da oltre vent’anni Christine Tasin, nata a Parigi nel 1955, è probabilmente la donna francese più irriducibile nella lotta contro l’islamizzazione del suo Paese. Tant’é vero che già il 2 marzo 2011 il giornale Libération le aveva dedicato un’intervista intitolata “Bouffeuse d’islam” (la “mangiatrice” d’islam). “Erano i tempi – ha tenuto a precisarci l’interessata – in cui i “giornalai” ci intervistavano ancora; poi hanno capito rapidamente che eravamo troppo pericolosi, con le nostre “solforose” battaglie, e che era meglio non farci conoscere”. In quell’intervista questa donna dalla voce e dai modi gentili ma dal carattere duro e poco incline ai compromessi condannava senza riserve la religione islamica affermando che “la sua vocazione è quella di imporre i suoi riti, regole, iniquità, diseguaglianze e mostruosità a tutti”, e aggiungendo che “i musulmani moderati non esistono”.

Del resto, per una questione di principio e di coerenza, si è sempre rifiutata di viaggiare nei Paesi arabi, “per non dare neppure un centesimo a dei Paesi che ricoprono di veli le loro donne”. Donna di sinistra - “ma della sinistra storica e non quella di Jospin, Hollande e Macron” - Christine Tasin aveva militato in un lontano passato nel Partito socialista, che aveva poi lasciato sbattendo la porta e avvicinandosi al partito di destra “Debout la République” di Nicolas Dupont-Aignan, che pure aveva lasciato a causa delle sue posizioni sull’islam troppo moderate e della sua tolleranza verso il velo islamico. Alle ultime elezioni per la presidenza della Francia aveva sostenuto Éric Zemmour, fondatore del movimento anti-islamico e anti-immigrazionista “Reconquête”. Ex-professoressa di lettere classiche, aveva dovuto lasciare Auxerre – dove insegnava – a causa delle minacce di morte ricevute per via delle sue esternazioni contro l’islam. Una volta in pensione ha scritto tre libri: “Qu’est-ce que vous a fait la République?”, “Les assassins obéissent au Coran” e, nel 2017, “L’islam à la conquête de l’école”. Nel 2012 aveva organizzato a Parigi la prima marcia contro il fascismo islamico, con ben 3000 partecipanti. Da una dozzina d’anni è la compagna di Pierre Cassen , fondatore nel 2007 del sito anti-islamico Riposte Laïque e vincitore del premio “Swiss Stop Islamization” nel 2022 . Con lui Christine Tasin ha organizzato diverse manifestazioni di successo, fra cui, nel 2010, “l’apéro-saucisson pinard” (l’aperitivo con vino e carne di maiale) svoltosi in un quartiere di Parigi in cui i musulmani al venerdì occupavano abusivamente strade e marciapedi per le loro preghiere rituali, e inoltre le “Assises internationales” contro l’islamizzazione della Francia (alle quali presero parte 24 oratori di 12 paesi, fra cui lo svizzero Oscar Freysinger).

Nel 2010 l’insaziabile “bouffeuse d’islam”, convinta repubblicana e laica, ha creato l’associazione “Résistance républicaine”, che dal 2013 dispone di un proprio sito ove giornalmente vengono pubblicati articoli e commenti su fatti di attualità, con l’obiettivo di difendere le leggi e la Costituzione minacciate dall’avanzata dell’islam. Naturalmente questa lotta le ha causato parecchi “fastidi” con la giustizia, concretizzatisi in una ventina di processi che le sono costati una piccola fortuna. Ad esempio è stata condannata per incitazione all’odio per aver scandito più volte l’espressione “islam assassin” durante un discorso in pubblico che ha tenuto per rendere omaggio a una coppia di agenti di polizia di Magnanville assassinati da un jihaddista davanti al loro figlio di 5 anni (https://resistancerepublicaine.tvs24.ru/watch/22/discours-de-christine-tasin-hommage-aux-policiers-de-magnanville/?category=hommage-aux-policiers-de-magnanville). Nel 2013 questa coraggiosa militante si era recata a Belfort per un reportage sull’Aïd, la festa islamica del sacrificio durante la quale vengono sgozzati vivi e senza stordimento degli animali. In quell’occasione Christine Tasin si era beccata una multa di 3'000 euri per aver detto che l’ “islam est une saloperie”, ma aveva poi vinto in appello perché alla discussione erano presenti solo dei musulmani e di conseguenza il giudice ha ritenuto che lei non poteva essere accusata di incitare i musulmani all’odio razziale contro sè stessi…(https://www.liberation.fr/societe/2014/08/08/belfort-3-000-euros-d-amende-pour-avoir-dit-l-islam-est-une-saloperie_1077612/)


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