Sport, 31 gennaio 2023

Il ventennio maledetto del calcio ticinese

Storie di ordinario fallimento: i rossoblù gli ultimi a soccombere

CHIASSO - 2003 - Lugano. Helios Jermini. Con la morte-suicidio del presidente Helios Jermini, avvenuta in una fredda mattina nei pressi di Brusino ad inizio marzo 2002, va a fondo anche la quasi centenaria storia del FC Lugano, che un anno dopo chiude per fallimento, nonostante il disperato tentativo di Umberto Giovine di ottenere la moratoria concordataria. Il calcio luganese naufraga fra una montagna di debiti (quasi 100 milioni) e la sconsiderata gestione del suo boss che, nel tentativo di mantenerlo ad alti livelli, ha investito soldi non suoi (metafora). Che la società non se la passasse affatto bene, lo si era capito già un paio di anni prima, quando a Lugano era approdato un presunto investitore romano, tale Pietro Belardelli. Tante sogni, tante promesse, tante bugie: “Andremo in Champions League”
disse beffardo l’uomo misterioso proveniente da Torvaianica. Alla fine si rivelerà un ciarlatano. Peccato che a farne le spese sarà proprio il Lugano, al quale aveva paventato fondi e investimenti pazzeschi. E Jermini, appassionato del suo “giocattolo”, ci cascò.


2013 - Bellinzona
Gabriele Giulini. Gabriele Giulini arriva nella Capitale a primavera inoltrata del 2008, poco prima che la gestione Morelli- Degennaro-Petkovic ottenga grandi risultati sul campo: finalista di Coppa Svizzera e promosso in Super League dopo una vita. La piazza sogna. L’imprenditore milanese compra le azioni della Promosport e diventa patron assoluto. Cerca subito di imporre la sua impronta e lancia alcune iniziative interessanti a sfondo sociale e culturale, ma di calcio capisce poco. Così dopo due salvezze (2009, 2010) l’ACB si ritrova nuovamente fra i cadetti, proprio nel momento in cui Giulini comincia ad avere problemi di liquidità. Si affida anche a personaggi poco raccomandabili e ad inizio 2013 escono le prime notizie di un possibile crack finanziario. Il dirigente che amava la Russia e girava per strada con il Manifesto sotto braccio, le prova tutte per riassestare le casse sociali. Ma nessuno lo aiuta, salvo Hakan Yakin, che per un anno veste il granata nell’ambito di un’ operazione di marketing poco chiara. Alla fine però sarà fallimento e Giulini diventerà il capro espiatorio. 



2018 - Locarno.
Michele Nicora. Nell’estate del 2014 Michele Nicora con un paio di amici prende in mano le redinidel Locarno, appena relegato in Prima Promotion. Non sarà facile risalire, perchè nello stesso gruppoc’è una nobile decaduta (lo Xamax) ma soprattuttoperché le finanze della società non sono propriamente solide. Eppure il nuovo presidente, già calciatore e procuratore, è un ambizioso e, malgrado non disponga di capitali importanti, firma contratti assurdi. A cominciare dal tecnico, Pauli Schönwetter, vecchia conoscenza delle bianchecasacche e la cui avventura al Lido durerà un paiodi mesi. Poi viene messo alla porta. Il Locarno cade in seguito in Prima Classic e i debiti continuano ad aumentare: Nicora si mette a caccia di possibiliinvestitori ma sulla sua strada trova soltantopersonaggi controversi. E intanto la squadra va male. Per non parlare delle finanze: la società è ormai alla canna del gas e la lista dei creditori si allunga. Ad inizio 2018, inevitabile, arriva la sentenza della Pretura. Locarno fallito. Ripartirà un anno dopo dalla Quinta Lega. Che onta!


2023 - Chiasso. 
Nicola Bignotti. Dopo Lugano, Bellinzona e Locarno, arriva l’ora anche del Chiasso. Nel giro di 20 anni tutte le più importanti società ticinese falliscono. Per il club rossoblù è la fine di una storia ultracentenaria. Una fine, in fondo, annunciata. Da troppi anni il Chiasso è vissuto sul filo del rasoio, oggetto del desiderio di investitori di dubbia provenienza e dubbia morale, che non hanno esitato a far prevalere i propri interessi anzichè lavorare per il bene della società. Negli ultimi mesi, ecco la farsa dei nuovi presunti investitori, che promettono di aiutare e rilanciare i rossoblù Tutte balle! Ancora giovedi, alla viglia insomma dell’incontro in pretura, dei bellimbusti che avevano promesso mari e monti, si erano perse le tracce. Altro che salvatori della patria: dei veri e propri filibustieri, acclamati anche da alcuni mass media. Il Chiasso esce così di scena e con lui anche Nicola Bignotti, personaggio chiacchierato, che negli ultimi anni ha diretto la società in un modo non del tutto chiaro.

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