Ticino, 30 novembre 2022

"Visita di Mattarella in Svizzera: Cassis dimentica il Ticino"

La Lega dei Ticinesi, in un comunicato stampa trasmesso ai media, si dice "perplessa" per la scelta del presidente della Confederazione Ignazio Cassis di non incontrare il presidente italiano Sergio Mattarella in Ticino. È la prima volta infatti che un presidente italiano non si ferma in Ticino durante una visita ufficiale.

La Lega ricorda che fra i dossier aperti tra Svizzera e Italia figura l’"annoso" tema della revisione dell’accordo fiscale sui frontalieri del 1974 che riguarda molto da vicino il Ticino (e la Svizzera). "Non si capisce dunque – si legge nel comunicato - perché i colloqui con il presidente Sergio Mattarella non potessero avvenire anche in Ticino, preferendo invece una visita al Politecnico di Zurigo".



Detto questo il movimento di Via Monte Boglia ritiene che l'importanza della visita di Mattarella venga sopravvalutata. "Mattarella è un capo di Stato e le questioni che interessano il Ticino (accordo fiscale dei frontalieri, accesso al mercato finanziario italiano, liste nere,…) vanno discusse a livello ministeriale: la visita ha dunque valenza simbolica più che pratica".

Di seguito il comunicato integrale della Lega dei Ticinesi:

Visita di Mattarella in Svizzera: Cassis dimentica il Ticino

La Lega dei Ticinesi manifesta profonda perplessità per le scelte effettuate dall’attuale presidente della Confederazione Ignazio Cassis. Non si era infatti mai visto che un presidente italiano in visita ufficiale in Svizzera non si fermasse in Ticino. Ignazio Cassis è riuscito a occupare anche questa casellina delle iniziative fatte male o non fatte.

I dossier in discussione tra Svizzera e Italia sono numerosi. Tra questi figura l’annoso tema della revisione dell’accordo fiscale sui frontalieri del 1974 che riguarda molto da vicino il Ticino (e la Svizzera). Attualmente sono quasi 78mila i lavoratori italiani impiegati nel nostro Cantone, che risulta il maggior datore di lavoro della Lombardia e non solo. I problemi che questa presenza massiccia crea alle lavoratrici e ai lavoratori ticinesi sono evidenti e da sempre vengono denunciati dalla Lega dei ticinesi.

Non si capisce dunque perché i colloqui con il presidente Sergio Mattarella non potessero avvenire anche in Ticino, preferendo invece una visita al Politecnico di Zurigo. Ciò dimostra che per Berna – in questo ambito – il nostro Cantone è buono solo per incassare i tributi fiscali dei frontalieri, mentre per Roma il Ticino con le sue aziende è solo un utile datore di lavoro che permette inoltre di foraggiare i Comuni della fascia di confine per il tramite dei ristorni.

Una visione che almeno il consigliere federale “ticinese” avrebbe potuto non alimentare, facendo leva sul valore della minoranza linguistica italiana e sull’importanza degli scambi commerciali tra i due Paesi, che per la metà avvengono tra le zone di confine, con un bilancio economico che supera i 30 miliardi di franchi. Così invece non è stato.

In generale, la Lega ritiene che la portata della visita in questione venga ampiamente sopravvalutata. Mattarella è un capo di Stato e le questioni che interessano il Ticino (accordo fiscale dei frontalieri, accesso al mercato finanziario italiano, liste nere,…) vanno discusse a livello ministeriale: la visita ha dunque valenza simbolica più che pratica.

Se poi, come annunciato dai TG italiani, dal punto di vista della vicina Penisola lo scopo principale della visita sarebbe la discussione sull’integrazione della Svizzera nell’UE e gli aiuti all’Ucraina, sarebbe addirittura stato meglio non farla.

Lega dei Ticinesi


 


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