Sport, 06 ottobre 2022

“Evenepoel come Merckx? Un paragone impossibile”

Nostra intervista con Michel Wuyts, il più popolare dei telecronisti belgi

LUGANO - Michel Wuyts è uno dei più grandi giornalisti di ciclismo in attività. Telecronista di VRT (la principale televisione fiamminga), scrittore ed organizzatore di eventi, dal 1991 segue e racconta le classiche monumento, il Tour de France, il Giro d’Italia, la Vuelta e i campionati del mondo. Una sorta di Adriano De Zan belga, che ha impreziosito con la sua bravura e la sua competenza anche una pièce teatrale sul ciclismo chiamata Planeet Koers. In oltre 30 anni di professione, Michel ha descritto le gesta, le imprese e i ruzzoloni di corridori quali Marco Pantani, Lance Armostrong, Johann Museeuw, Tom Boonen, Fabian Cancellara, Paolo Bettini e Philippe Gilbert (fra gli altri) ma nessuno di questi, ci ha detto nei giorni scorsi al telefono, è paragonabile a Remco Evenepoel, il neo campione iridato che lui conosce benissimo sin da quando giocava a calcio nell’Anderlecht. Di questo ma non solo abbiamo parlato nell’intervista che ci ha rilasciato subito dopo il recente Mondiale australiano.


Michel: dopo aver visto all’opera Remco Evenepoel a Wollongong, possiamo dire che si è aperta una nuova era nel ciclismo? 
Che Remco Evenepoel fosse un fenomeno non lo abbiamo di certo scoperto domenica scorsa. Sapevamo del suo enorme potenziale e ne conoscevamo la forza. Vincendo la Liegi-Bastogne-Liegi, la Clasica de San Sebastian, la Vuelta e il Mondiale da dominatore ha soltanto confermato quanto sospettavamo: è un campione hors categorie, di un altro livello! Una nuova era? È già stata aperta un paio di anni fa con l’avvento di altri campioni come lui quali Pogacar, Van Art e Van der Poel. Mi aspettavo anche il vostro Hirschi ma ultimamente è confrontato con problemi fisici ed è perciò uscito dal giro dei migliori. Ma attenzione: ha classe da vendere e sono sicuro che si riprenderà. In generale i giovani rampanti hanno cambiato un po' il ciclismo: ora si corre più liberi, con più coraggio e sfrontatezza. Un bene per il movimento. 


Come definirebbe il neo campione del mondo? 
Determinato, ostinato, coraggioso e solidale. Determinato perché sin da ragazzino si è messo in testa di diventare un campione. Ostinato perché anche nei momenti più difficili ha sempre creduto di poter tornare ad essere un protagonista. La caduta al Giro di Lombardia e le conseguenze che lo hanno segnato, non gli hanno procurato alcun problema psicologico. Anzi. Coraggioso perché ancora oggi si batte sempre nelle prime posizioni e non ha paura di partire all’attacco, anche quando mancano 50-60 chilometri all’attacco. Non è uno che specula. Solidale, infine. Vi racconto un episodio, al proposito.


Ci dica…
Ai Mondiali di Harrogate nel 2019, il suo capitano e compagno di squadra Philippe Gilbert cadde rovinosamente. Lui, alla prima esperienza con la nazionale maggiore belga, si fermò ad aiutarlo, compromettendo la propria corsa. Un gesto che in molti hanno sottolineato ed apprezzato. Ma Remco non è nuovo a questi atteggiamenti: quando era capitano della squadra di calcio juniores dell’Anderlecht era considerato un leader in campo e fuori. Sosteneva e incoraggiava sempre i suoi compagni. 


Il Belgio ha conquistato il Mondiale 12 anni dopo quello vinto da Philippe Gilbert. In molti però pensavano che toccasse ad un altro fiammingo, a Wout Van Art, indossare la maglia iridata. 
Il tracciato sembrava adatto a lui. Ma non aveva fatto i conti con Evenepoel che è scattato ad una cinquantina di chilometri dalla fine, come sua abitudine. Si pensava che questo attacco fosse stato inscenato per rompere il gruppo e costringere nazionali come Olanda, Australia e Francia ad inseguire e quindi perdere molto energie. In realtà Remco aveva in mente un piano preciso: diventare campione del mondo!


In patria chi è più popolare fra lui e Van Art? 
Sino alla Vuelta, direi Van Art. Ma ora le cose sono cambiate. Le imprese di questo ragazzino di 22 anni hanno ribaltato l’indice di gradimento. Remco, secondo un ultimo sondaggio di un quotidiano di Bruxelles, è lo sportivo belga più popolare del Belgio. 



Amato anche dai valloni?
Il ciclismo, sin dai tempi di Eddy Merckx, è stato il collante che ha tenuto unito il Belgio, un paese diviso dalle rivalità politico-linguistiche fra le Fiandre e la Vallonia. Remco è fiammingo ma fra i propri tifosi annovera anche i cittadini valloni. Come è successo qualche anno fa con Philippe Gilbert, rappresentante della parte francofona del paese ma diventato popolare anche nelle Fiandre.


Dove può fare arrivare Evenepoel?
Abbiamo capito che può disputare da protagonista i Grandi Giri. Ma in futuro vedo difficile una sua affermazione al Tour de France o al Giro. In salita è migliorato tantissimo. Ma non ancora in modo sufficiente per stare ai vertici dopo tre settimane di corsa. Dovrà allenarsi parecchio per arrivare ai livelli di Pogacar o Bernal. Credo tuttavia che si concentrerà soprattutto sulle grandi classiche e i Mondiali. Ha nelle corde nuovi importanti successi. Magari davanti alla sua gente, al Giro delle Fiandre.


Qualcuno lo accosta a Eddy Merckx.
Impossibile fare paragoni del genere. Si parla di due epoche completamente diverse. Oggi i corridori possono programmare e gestirsi meglio. Evenepoel, per esempio, non sarà al via al Giro di Lombardia, perché era già stato deciso tempo fa.


Wuyts racconta infine un aneddoto.
Non ricordo esattamente in che anno, comunque: Remco giocava ancora a calcio ed era approdato nella nazionale Under 17. Un giorno disse al suo CT Bob Browayes che avrebbe voluto disputare la mezza maratona di Bruxelles. L’allenatore lo sconsigliò ma il giovane fiammingo gli disse: Mister a me piace correre, vedrà che farò bene… Detto fatto, Remco partecipò alla gara e giunse tredicesimo! Fenomeno, davvero.

MAURO ANTONINI

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