Ticino, 26 luglio 2022

Tedesco: materia da anticipare?

C’è chi chiede che l’insegnamento della lingua di Goethe cominci già alle elementari

LUGANO - Alle nostre latitudini, l’insegnamento del tedesco a scuola è senz’altro un tema importante, visto che sempre più giovani ticinesi sono costretti ad emigrare Oltralpe per avere un futuro professionale. C’è chi ritiene che l’insegnamento del tedesco vada anticipato. Sul tema sono pendenti da anni degli atti parlamentari in Gran Consiglio, che dovrebbero trovare una risposta in tempi brevi. Abbiamo interpellato alcuni interlocutori, ai quali abbiamo chiesto: - A suo parere l'insegnamento del tedesco nelle scuole ticinesi andrebbe anticipato?


Michele Guerra Deputato GC (LEGA), membro Commissione “formazione e cultura”
La scuola deve “svilupparsi” secondo il contesto. Non deve adattare il sapere alla società (rischieremmo un crollo del suo livello), ma - costruttivamente - deve tener conto dei cambiamenti importanti che in essa avvengono.


Il tedesco, oggi, per noi ticinesi è diventato fondamentale. Con Alptransit, poi, siamo sempre più legati alla Svizzera tedesca. In un contesto simile, i fatti dimostrano che non ha più grande senso iniziare con il francese alle elementari e relegare il tedesco alla scuola media (peraltro solo dal secondo anno). È vero, il francese ha una comune radice latina con l’italiano ed è sicuramente più semplice da imparare per un italofono. Ma bisogna guardare anche alle necessità della società.


Il contesto ticinese chiede e merita un cambio di passo, anticipando quindi l’insegnamento del tedesco: così da meglio preparare i nostri giovani alla realtà odierna ed alle sue sfide.


Gerardo Rigozzi Già direttore di liceo
Il problema della formazione linguistica non è del tutto risolto nella nostra scuola. Ma una possibile revisione va contestualizzata nell’intero percorso scolastico, già a partire dalla scuola elementare. Una revisione, questa, tutt’altro che semplice, anche perché si dovrà prima o poi decidere di anticipare l’inglese. Porre ora la questione dell’anticipo del tedesco, lingua oltremodo importante in Svizzera, è prematuro e introduce un ulteriore elemento di confusione nella discussione in corso sulla scuola media. Ora bisogna concentrarsi prioritariamente sull’organizzazione del secondo biennio. In particolare occorre superare i livelli perché non hanno dato una buona prova. Ma bisogna anche risolutamente evitare che a tutti gli allievi venga dato lo stesso menu con l’intento, più volte affermato dal DECS, di “ridurre le differenze socio-culturali”. La scuola deve offrire percorsi diversificati di pari dignità accanto al tronco comune, semplicemente perché gli allievi sono diversi fra loro. Per il tedesco, in terza media si possono introdurre dei laboratori per un’acquisizione più approfondita. In quarta si dovrebbe offrire due percorsi di pari dignità, uno di approfondimento dei vari aspetti della disciplina; e uno più veicolare, in cui porre maggiormente l’attenzione sulla comunicazione. Solo così possiamo potenziare il tedesco. 




Claudio Franscella Vicecapogruppo “Il Centro” in GC, membro Commissione “formazione e cultura”
Il Ticino, già oggi, rappresenta un esempio virtuoso nel panorama svizzero per quanto riguarda l’insegnamento delle lingue e del plurilinguismo e molti sono stati gli sforzi, soprattutto in questi ultimi anni, per far crescere le possibilità di scambi linguistici tra classi e singoli allievi delle diverse regioni della Svizzera, in particolar modo nel quadro degli studi del secondario ll. Infatti, anche se si può fare sempre di più e meglio, i nostri allievi attualmente escono dalla scuola dell’obbligo con delle competenze linguistiche che gli permettono di scegliere e svolgere con successo percorsi formativi universitari e non, anche al di fuori del nostro Cantone. È poi importante evidenziare come nel suo percorso scolastico obbligatorio lo studente ticinese affronta già oggi lo studio di tre lingue seconde (francese, tedesco e inglese), mentre i suoi connazionali ne apprendono solo due. Anticipare l’insegnamento del tedesco nella scuola dell’obbligo significa inoltre stravolgere la griglia oraria e sacrificare in qualche modo il francese, lingua che essendo molto prossima all’italiano viene vissuta con meno difficoltà dai nostri allievi più piccoli e facilita la creazione di un terreno fertile per lo studio delle successive lingue seconde. L’anticipo dell’insegnamento del tedesco alle scuole elementari imporrebbe poi un completo riorientamento delle competenze linguistiche dei docenti che attualmente non sono formati all’insegnamento del tedesco e ciò potrebbe comportare pure un notevole investimento finanziario.


Ecco perché - pur comprendendo lo spirito dell’atto parlamentare che tende a rafforzare la coesione nazionale, il plurilinguismo e la formazione linguistica dei nostri giovani - non posso attualmente condividere la proposta di anticipare l’insegnamento del tedesco nelle scuole dell’obbligo.


Alessandra Gianella Capogruppo PLR in Gran Consiglio
Assolutamente sì, infatti è da tempo che insistiamo su questo tema, già nel 2017 insieme al collega Käppeli abbiamo presentato una mozione interpartitica che chiede di potenziare e anticipare l'insegnamento del tedesco nelle scuole dell'obbligo, purtroppo però è ancora ferma sul tavolo della commissione formazione e cultura. Dopo la risposta negativa del Consiglio di Stato, i Giovani Liberali Radicali Ticinesi hanno depositato una petizione con oltre 4'300 firme per sottolineare l'importanza del tema. Il tedesco è la prima lingua nazionale e permette di avere relazioni sociali con il resto della Svizzera, si tratta di un collante fondamentale della coesione nazionale. Inoltre, il tedesco è fondamentale per la formazione dei giovani ticinesi e apre le porte a nuove e importanti opportunità di lavoro in diversi ambiti, oltre ad essere essenziale per molti settori economici del Ticino come per esempio il turismo o i servizi. Mi auguro che alla ripresa dei lavori parlamentari ci sia finalmente l'occasione di dibattere e decidere su questo tema in Gran Consiglio, per una scuola al passo con i tempi!


Franco Celio Già Deputato GC (PLR)
Anticipare l'insegnamento del tedesco non mi convince. Oltretutto non credo che gli allievi ne sarebbero un granché avvantaggiati.


C'è pure il rischio di trasformare la Scuola media in una specie di laboratorio d'insegnamento di lingue straniere, togliendo spazio alle altre materie. Mentre il compito della scuola sarebbe un altro, più di formazione di tipo generale.


Lelia Guscio Deputata GC (LEGA), membro Commissione “formazione e cultura”
La questione va affrontata il prima possibile dalla Commissione formazione e cultura in quanto alcuni atti parlamentari in merito sono fermi da anni, sia a causa della pandemia che di altri temi più urgenti quale la sperimentazione per il superamento dei livelli. Ora, giustamente, PLR, Lega e UDC vorrebbero portare la questione sul tavolo già da settembre e credo sia veramente opportuno. Considerata l’importanza del tedesco nel mondo del lavoro e non solo, sarebbe auspicabile anticipare il suo insegnamento. Tuttavia, ci sono importanti scogli da superare: una sua introduzione nelle scuole elementari andrebbe a scapito del francese, mentre nelle scuole medie porrebbe seri problemi nella griglia oraria e comporterebbe il sacrificio di alcune ore di altre materie, come fu già fatto d’ufficio con la dotazione oraria dell’inglese in terza media per aumentare le ore di classe. Un altro punto problematico è rappresentato dal corpo docenti: alle scuole elementari i docenti non sono formati all’insegnamento del tedesco e alle scuole medie c’è da anni una carenza di docenti di tedesco, al punto di dover ricorrere ad insegnanti provenienti da oltre Gottardo se non addirittura dall’estero. Malgrado il parere contrario del Governo, confido che la Commissione preposta e i partiti possano pertanto approfondire e discutere le varie proposte in merito per, finalmente, giungere ad una soluzione che possa rivelarsi pragmatica, al passo coi tempi e, in particolar modo, rispondere alle accresciute esigenze del mondo scolastico.

a cura di Lorenzo Quadri

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