Il Lugano non se la passava troppo bene in quel periodo (metà Anni Settanta). L’era Mantegazza era ancora distante e la squadra vivacchiava in LNB. Una situazione inaccettabile per i tifosi, costretti a salire, armi e bagagli, a Mezzovico nella nuova struttura presa a prestito. E allora per rilanciare un ambiente piuttosto depresso arrivò dalla Finlandia, Juha Pekka Rantasila, difensore decoratissimo e proveniente dall’HIFK, una delle migliori squadre del suo paese. Il suo ingaggio destò un po' di sorpresa, visto il livello del giocatore. Rantasila, osannatissimo dal pubblico luganese, lasciò il segno, anche se non bastò per risollevare le sorti del club. Un infortunio lo tolse poi di mezzo. Non passò nemmeno un anno ed ecco che nel 1976 dalla Finlandia giunse un altro giocatore spettacolare, l’attaccante Henry Leppä. Aveva giocato nello Jokerit e in Nazionale. Classe sopraffina e leadership. Ma nemmeno lui riuscirà a riportare in Lugano nella massima serie. Un solo giocatore non basta per raggiungere un ambito traguardo. Anche Henry entrò nel cuore della gente e ancora oggi i tifosi più vecchi lo ricordano come un atleta serio ed estroso.
Dalla partenza di Leppä (nel 1977), trascorsero 6 anni. Intanto Geo Mantegazza era diventato presidente della società ceresiana e il Lugano era finalmente salito in LNA. Nell’estate del 1983 ecco l’annuncio: insieme allo svedese Kenta Johansson, il Lugano ingaggia anche il finlandese Hakan Hjerpe. Secondo i piani del club e secondo la stampa dovrebbe essere lui il numero 1 dell’attacco luganese. E invece tutti sanno come andò a finire. Nel 1984 se ne torna a casa e l’HCL, con Waltin e Johansson, vince il suo primo titolo svizzero. Poi, sul finire degli Anni Ottanta, nel bel mezzo delle imprese della squadra di Slettvoll, arriva un altro grande hockeista finlandese: il difensore Kari Pekka Eloranta. Gioca tre stagioni e vince due titoli. Idolo. Prima dell’avvento del grande Nummelin e di Peltonen, a Lugano passa anche Janne Ojanen, che però gioca solo una partita e poi si infortuna.
Con Petteri Nummelin, Ville Peltonen e in seguito anche Juha Hentunen, i bianconeri vivono un momento staordinario nei primi anni Duemila. Due titoli (2003 e 2006), un gioco arioso e spettacolare e tante serate entusiasmanti dettate dalla classe e dalla verve di giocatori di alto livello. Il Discogate manda tutto all’aria e a Lugano, dopo un improbabile Nummelin 2 (il giocatore era infortunato) si susseguono altri finlandesi diciamo così normali. Arrivano Kimmo Rintanen, che ha fatto le fortune del Kloten ma in Ticino non si ripete, Kimmo Timonen e l’inguardabile Mikko Lehtonen.
Vanno meglio, è storia più recente, llkka Heikkinen, difensore roccioso e dotato di un gran tiro, Ilari Filppula e soprattutto Jani Lajunen, che gioca 4 stagioni a Lugano (la migliore è quella della finale persa contro lo Zurigo nel 2018). Di Häppöla, Paakkolanvaara non si ricorda nessuno. Di Othamaa, che giunge nel 2019 con buone referenze, in pochi.
MDD