LUGANO – “Bisogna tenere viva la speranza”. “Finché non è finita non è finita”. “Il Lugano non deve mollare mai”. Si sono usate tante belle parole prima di gara-4 dei quarti di finale dei playoff, quella che i bianconeri dovevano assolutamente vincere per restare a galla e concedersi ancora un’occasione per continuare la stagione, ma alla fine il ghiaccio ha preso la parola e ha sancito che lo Zugo è troppo più forte di un Lugano incapace di segnare in 5 contro 3, ma con un cuore enorme tanto da rischiare di riaprire una contesa ormai segnata.
Alla fine a fare tutta la differenza del mondo sono stati gli special teams, con i bianconeri legati a uno stucchevole gioco in doppia superiorità che non ha portato praticamente a nulla, mentre lo Zugo con due uomini in più è riuscito a fare breccia due volte dalle parti di Schlegel che, incassate 3 reti nei primi 20’ (ad aprire le danze con l’uomo in più ci aveva pensato Kovar), ha lasciato spazio a Fatton.
Peccato che i campioni in carica – la squadra più forte del campionato, capace di alzare l’asticella nei playoff partita dopo partita – non hanno lasciato scampo neanche al giovane goalie e il risultato così ha preso dimensioni importanti al 40’ (0-5), facendo registrare la 4a sconfitta filata per i bianconeri, sinonimo di eliminazione e di stagione finita, nonostante un terzo tempo tutta cuore e grinta, con la truppa di McSorley in grado di andare a segno in tre occasioni (Wolf, Fazzini e Alatalo, senza considerare quella annullata ad Abdelkader) e di sfiorare l’impresa della rimonta pazzesca.
Forse i bianconeri sono scesi in pista, a differenza delle parole usate prima del match, timorosi nella testa e nel morale, oltre che nelle gambe, e anche per questo per analizzare questa serie sarebbe meglio guardare i primi tre scontri diretti. Le prime partite avevano detto che il Lugano è in fase di crescita rispetto alla stagione scorsa, così come gli ultimi 20’, ma che c’è ancora troppa differenza con le prime del nostro campionato: di lavoro da fare ce n’è ancora insomma, sia per Domenichelli che per McSorley, ma ora forse sarà meglio tirare il fiato…