LUGANO - Mentre il Politecnico federale di Zurigo si conferma tra le eccellenze globali, stabile al 7° posto nella classifica QS 2025 e migliore istituto accademico dell’Europa continentale, l’Università della Svizzera italiana (USI) perde terreno, scivolando al 473° posto. Un calo che accende nuovamente il dibattito sul reale valore aggiunto dell’USI per il Ticino.
Fondata nel 1996 - con il decisivo contributo della LEGA tramite Giuliano Bignasca e Giorgio Salvadè - l’USI ha rappresentato per molti un progetto ambizioso per portare cultura, scienza e visione accademica in una regione da sempre percepita come periferica nel panorama universitario elvetico. Ma oggi, dopo quasi trent’anni e con sei Facoltà attive, ci si interroga: quanto benefici se l'organizzazione sia gestita in maniera efficiente.
Le cifre sono significative: la politica universitaria costa al Cantone quasi 200 milioni di franchi l’anno. Un investimento importante, che comprende anche il sostegno alla SUPSI, e che ora merita una valutazione seria alla luce delle recenti classifiche e della reputazione accademica internazionale.
Secondo il ranking pubblicato dalla società di consulenza Quacquarelli Symonds, tra le dieci università svizzere valutate, ben cinque hanno perso terreno. Se alcune – come i politecnici di Zurigo e Losanna o l’Università di Zurigo – hanno mantenuto o migliorato la loro posizione, l’USI si è invece allontanata ulteriormente dalla vetta. Un segnale da non sottovalutare, soprattutto se rapportato all’imponente investimento pubblico richiesto per mantenerla in vita.
Fonte: RSI – Radiotelevisione Svizzera, 21 giugno 2025