PECHINO (Cina) – Fatta eccezione per i due bronzi ottenuti a St. Moritz, quando il torneo olimpico si decideva con una classifica finale, la Svizzera non è mai riuscita ad annusare l’odore delle medaglie e a superare lo scoglio dei ¼ di finale. Al Mondiale si, e ce lo ricordiamo molto bene (quanto fa male ancora quell’argento del 2018 contro la Svezia), ma l’obiettivo a Cinque Cerchi resta e resterà, almeno per altri 4 anni, assolutamente insormontabile. Specie se di fronte la Svizzera si ritrova una Finlandia assolutamente tremenda, completa e che ha reso davvero complicata la vita alla nostra Nazionale.
Forse, col senno di poi, Patrick Fischer avrebbe fatto meglio a interrompere la consueta alternanza dei portieri, dando fiducia a quel Genoni che contro la Repubblica Ceca ha spesso salvato capra e cavoli. Non ce ne voglia Berra, per carità, anche perché le prime reti subite non sono certo colpa sua, ma piuttosto di un atteggiamento troppo passivo in difesa e delle solite deviazioni sfortunate nel nostro box. È anche vero che se subisci una serie infinita di autoreti in un torneo così corto, qualcosa non quadra…
Alla Svizzera non resta altro che tenere da conto il carattere e la reazione messa sul ghiaccio a partire dalla rete di Ambühl, che aveva ridato un po’ di speranza portando il risultato sull’1-3, fino alla marcatura di Pakarinen a porta vuota che ha chiuso la contesa definitivamente. La nostra compagine ci ha provato, ha messo in difficoltà i finnici, che sembrano gli assoluti favoriti per il titolo, è stata anche sfortunata colpendo un palo che poteva capovolgere del tutto gli equilibri del match e non vedendosi fischiare una penalità che avrebbe portato a un 5c3 davvero importante, ma tant’è…
Si torna a casa, nuovamente a mani vuote, e se dobbiamo analizzare il nostro torneo olimpico, dobbiamo anche essere onesti: se vinci 1 sola partita sulle 5 disputate, è anche giusto fare armi e bagagli e riprendere mestamente l’aereo.