Opinioni, 08 giugno 2021

Tutti contro Lugano

Quando c’è da riconoscere a Lugano il suo ruolo trainante a livello cantonale, concedendogli quanto gli è dovuto, al di là e al di qua del Ceneri moltissimi fanno spallucce. Se appena osi proporre un aumento del contributo statale al nuovo Polo sportivo, che è di chiaro interesse sovraregionale, urti sensibilità di ogni tipo. Lo stesso discorso vale quando “chiami alla cassa” i Comuni che beneficiano alla grande dei servizi messi a disposizione dalla città e pagati dai suoi abitanti.

C’è un’unica eccezione in questa coalizione versus Lugano: la vicenda dei molinari. All’improvviso ecco spuntare da Chiasso a Biasca, passando ovviamente per Bellinzona, gente che spiega al Municipio -anche con una certa arroganza-  cosa dovrebbe fare e come risolvere il problema. Sarebbe troppo facile rispondere a lor signori di guardare in casa propria, o stabilire che una minima percentuale dei frequentatori dell’ex macello è domiciliata a Lugano o ancora che se il problema è cantonale allora dovrebbe essere il Consiglio di Stato ad affrontarlo (e non solo a parole…).

Ma il discorso sulla cosiddetta questione giovanile va oltre e coinvolge i mass media
che danno ampissimo spazio agli autogestiti, anticipando persino -a mo’ di megafono- luogo e orari delle riunioni (salvo poi essere insultati e cacciati). Un marziano che arrivasse in questi giorni in Ticino riterrebbe che il problema più importante da risolvere sia quello del gruppetto anarchico che esige rispetto pur non ubbidendo ad alcuna norma o disposizione dell’autorità. 

Le altre migliaia di giovani che vivono e faticano sui banchi di scuola o alla ricerca di un posto di lavoro non esistono. Ragazzi che non danno problemi e fanno sovente vita associativa: dalla pratica sportiva, agli scout, dal volontariato di vario tipo ad attività di tipo artistico e musicale. Sono invisibili agli occhi dei giornali e delle tv. La normalità in questa società è un difetto. Per esistere devi fare casino, per contare devi raccogliere firme, per far parlare di te sei obbligato a scendere in piazza e a scrivere su muri e vetrine. 

E’ questa la società che vogliamo? La domanda va rivolta alla maggioranza silenziosa compresi i notabili liberali che fanno i “progressisti” quando non ci sono di mezzo i loro personali interessi. 

Andrea Sanvido consigliere comunale Lega 

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