*Dal Mattino della Domenica. Di Claudio Zali
La pandemia, con il suo carico di incognite e angosce, ci ha obbligati a reinventare la nostra vita, privata e professionale, a volte costringendoci a fare i conti con gravi sofferenze e, nel peggiore dei casi, con lutti che ci hanno profondamente segnato.
Da un momento all’altro tutti abbiamo dovuto abbandonare o modificare molte delle nostre abitudini. A partire dai sacrifici in termini di contatti relazionali, che hanno coinvolto le nostre famiglie, i nostri cari più fragili, i nostri amici. Ci siamo dovuti confrontare con una realtà nuova e a dir poco inusuale, considerando che l’essere umano è per natura propenso al contatto sociale. La pandemia ci ha privato – per alcuni interminabili mesi – anche di questo.
Tra i principali luoghi di socializzazione vi sono gli esercizi pubblici, che per molto, troppo tempo, sono rimasti chiusi. In questo senso, la riapertura concessa ai ristoranti dotati di spazi esterni – decretata il 19 aprile scorso a livello federale e fortemente auspicata a livello cantonale – ha certamente portato una boccata d’ossigeno al settore e alla collettività, escludendo però in particolare gli esercenti che non dispongono di aree esterne.
A fronte della prospettata forte affluenza in Ticino della clientela d’oltralpe per l’imminente stagione estiva, nonché della legittima esigenza della popolazione ticinese di poter fruire di nuovo di questi spazi per tornare a vivere una vita “normale”, è a mio avviso opportuna – e anzi necessaria – l’immediata riapertura completa degli esercizi pubblici. Lo dobbiamo anche e soprattutto agli
Le cifre diffuse quotidianamente relative ai nuovi contagi registrati in Ticino sono confortanti e confermano una volta di più che i ticinesi si sono dimostrati maturi e responsabili. La Festa della mamma, celebrata la scorsa domenica, rappresenta un valido esempio: come riportato anche dai media si è ben percepita la voglia dei ticinesi di condividere un momento conviviale, senza però dimenticare le misure di igiene e di distanziamento sociale che noi tutti non solo abbiamo imparato a rispettare, ma che ora abbiamo fatto nostre. Noi ticinesi, che per primi abbiamo purtroppo conosciuto la pandemia a livello nazionale, siamo stati anche i primi a imparare a farvi fronte e ad adottare tutte le precauzioni possibili per proteggere noi e i nostri cari.
Ora, seppure con prudenza, è però giunto il momento di riaprire gli esercizi pubblici, nell’interesse dei lavoratori, dell’economia e della popolazione tutta; e ciò anche per evitare che a un’attenuazione della diffusione del virus corrisponda una pericolosa crescita del disagio sociale, che arrischia – questa sì – di accompagnarci molto a lungo.
Esprimo dunque la mia soddisfazione per le decisioni del Consiglio federale annunciate mercoledì scorso, ma è una soddisfazione solo parziale; come la maggior parte dei ticinesi avrei infatti auspicato maggior coraggio politico da parte delle autorità federali.
*Consigliere di Stato