Sport, 23 marzo 2021

1968, la finale-bis che premia l’Italia

Raccontiamo la storia della rassegna continentale dalla prima edizione in poi

A differenza delle prime due edizioni, per qualificarsi alla fase finale dell’Europeo le nazionali iscritte dovranno superare un logorante girone di qualificazione. L’UEFA vuole allargare la geografia del calcio continentale: questo sport è in continua espansione, anche se alcune regole (come quella dell’impossibilità di operare sostituzioni) sono decisamente anacronistiche. Ma tant’è: prima o poi inizierà il ballo dei grandi cambiamenti, i tempi per entrare nella modernità sono maturi.

Per la terza edizione spazio, come detto prima, alle eliminatorie, esattamente come oggi. Le favorite sono le solite: la Spagna campione in carica, l’Inghilterra, che ha appena vinto fra mille polemiche il Mondiale casalingo (caratterizzato da un gioco intidimatorio e dai favori arbitrali alla squadra di Alf Ramsey), la Germania e anche le formazioni dell’Est come l’Unione Sovietica e la Jugoslavia, che schiera giocatori di etnie diverse in un'unica entità pedatoria. Ai quarti di finale ci arrivano Italia, Spagna, URSS, Jugoslavia, Francia, Inghilterra, Ungheria e la rivelazione Bulgaria, che nella fase introduttiva ha eliminato il Portogallo, terzo all’ultimo mondiale, ed ora affronta gli azzurri. Nella partita d’andata giocata a Sofia, i bulgari s’impongono per 2-1 e durante la stessa s’infortunano Picchi e Albertosi. Ma al ritorno le cose cambiano radicalmente e gli azzurri grazie alle reti di Prati e Domenghini accedono alle finali, che si terranno proprio in Italia. Passano il turno anche l’Inghilterra, URSS (già presente nelle ultime edizioni nella fase cruciale del torneo) e la Jugoslavia, finalista nel 1960.

La base della squadra diretta da Ferruccio Valcareggi è costituita essenzialmente da giocatori dell’Inter, vera e propria mattatore delle ultime stagioni. Fra le mura domestiche, in Europa e anche nel mondo (ha vinto due volte la Coppa Intercontinentale). La stampa contesta il CT che non darebbe sufficiente spazio a giocatori di altre realtà. Critica che verrà poi smentita dai fatti. Comunque, in semifinale gli azzurri si trovano di fronte l’arcigna e bene organizzata Unione Sovietica.La semifinale si gioca al San Paolo di Napoli e la pioggia la fa da padrona.

Prevale
l’equilibrio: un tempo a testa. Ma le reti non arrivano e quindi si va ai tempi supplementari, durante i quali Pierino Prati si mangia una bella occasione. Al 117’ il suo tiro si stampa sul palo. Finisce lì: 0-0. E siccome all’epoca non c’erano i rigori e non era prevista, almeno perle semifinali, la ripetizione si deve ricorrere alla monetina. Deciderà lasorte, che per il giubilo degli oltre 70 mila presenti sugli spalti favoriscel’Italia (ne parliamo a parte). Ma il ricorso alla monetina è un altro esempio di come il calcio
abbia bisogno di nuove regole per essere più credibile. Intanto gli azzurri sono in finale, nella quale vengono raggiunti dalla Jugoslavia che elimina l’Inghilterra al termine diuna partita tiratissima e combattuta, forse una delle più avvincenti di tutta la rassegna.

Gli slavi si presentano alla finale con una squadra ricca di individualità e genio calcistico. Il miglior giocatore è l’ala sinistra Drazen Džajic, che dopo dieci minuti porta in vantaggio gli ospiti. Burgnich, che è stato incaricato di marcarlo in modo aggressivo, fatica a contenerlo. L’Italia sembra alle corde e ci vogliono le parate di Dino Zoff per impedire il tracollo. Ma come spesso succede nel calcio, a dieci minuti dalla fine e contro l’andamento del gioco, gli italiani pareggiano con una punizione calciata non in maniera perfetta da Domenghini: la palla passa sotto le gambe di un giocatore in barriera e finisce in rete. 

Il risultato non cambia sino alla fine dei supplementari, e ciò rende necessaria la ripetizione (unica volta nella storia dell’Europeo). Due giorni dopo si torna in campo all’Olimpico di Roma e nell’occasione Valcareggi rivolta la squadra come un calzino (5 nuovi elementi) e stavolta l’Italia, che ci guadagna con i cambi, non si fa sorprendere. Dopo 32 minuti la partita è già decisa dalle reti di Riva e Anastasi. Gli jugoslavi sono stanchi e imprecisi. Dopo 30 anni gli azzurri tornano a vincere una manifestazione internazionale (nel 1938 erano stati campioni del mondo!)

JACK PRAN
 

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