Sport, 11 marzo 2021

È incinta: pallavolista citata per danni dalla ex squadra!

L’atleta Lara Lugli è in attesa di una mensilità

CARPI (Italia) – Ha del clamoroso quanto emerso in Italia in merito alla vicenda di Lara Lugli, a cui la società sportiva (Volley Maniago Pordenone) con cui giocava a pallavolo in Serie B1 nella stagione 2018/19 ha chiesto giudizialmente i danni per essere rimasta incinta, accusandola di aver sottaciuto al momento dell’ingaggio della propria intenzione di avere figli e quindi di aver violato la buona fede contrattuale.
 
 
La storia è emersa dopo che la stessa Lugli ha rivelato i retroscena tramite Facebook.
 
“A distanza di due anni vengo citata dalla stessa società per danni, in risposta al decreto ingiuntivo dove chiedevo il mio ultimo stipendio di febbraio, (per il quale avevo interamente lavorato e prestato la mia attività senza riserve)”, ha scritto la Lugli. Una vicenda che ferisce tutte le atlete che devono fare i conti con le condizioni contrattuali che inibiscono la volontà di una donna di raggiungere l’obiettivo di diventare madre. “Una donna se rimane incinta non può conferire un danno a nessuno e non deve risarcire nessuno per questo”.
 
 
Per di più, il danno vero lo ha subito la stessa Lugli, che ha vissuto il dramma dell’aborto spontaneo dopo un mese di gravidanza.
 
 
La società ha motivato
la scelta come una conseguenza non solo del fatto che Lara Lugli avrebbe volontariamente nascosto il desiderio di diventare madre, ma che il suo stop abbia portato la formazione a perdere molti punti sul campo e anche alcuni sponsor importanti. Il club di Pordenone sostiene che la 41enne avrebbe potuto rientrare e completare i restanti mesi di campionato, considerata l’interruzione volontaria della gravidanza.
 
 
Infatti, il presidente della Volley Maniago Pordenone, Franco Rossato ha così spiegato ai media italiani: “Secondo quanto era scritto nel contratto, che ci è stato proposto dalla persona che rappresentava i suoi interessi, in caso di interruzione anticipata si sarebbero attivate clausole penalizzanti per l'atleta. Di fronte alla maternità ci siamo limitati a interrompere consensualmente il rapporto mantenendoci in costante contatto con la giocatrice. Ad un tratto molti mesi dopo - riferisce il presidente - abbiamo ricevuto la comunicazione del suo legale per presunte spettanze. Solo quando ci è arrivata l'ingiunzione di pagamento ci siamo opposti e abbiamo attivato le clausole del contratto. Citare le parole del freddo atto serve a farci sembrare dei mostri, quando invece ci siamo solo difesi di fronte alla richiesta di un rimborso non dovuto. Fosse stato per noi, non avremmo mai chiesto nulla”.

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