Ticino, 27 gennaio 2021
"Mascherine di Stato: aiutiamo così le nostre 'vere' aziende ticinesi?"
*Interrogazione Tiziano Galeazzi
Lo scorso 20 ottobre 2020 (FU 84/2020), la Sezione della logistica e l'Ufficio del farmacista cantonale hanno pubblicato un concorso per la fornitura di mascherine chirurgiche tipo IIR certificate
EN 14683:2019.
Tra i requisiti del bando di concorso spiccavano in particolare il divieto di consorziamento (pto f) e di subappalto, salvo per le prestazioni di trasporto (pto g). L’aggiudicazione privilegiava inoltre le ditte con sede, domicilio e produzione in Svizzera.
Stando alle informazioni assunte, la società che si è aggiudicata tale concorso, la Business Growth SA di Roveredo Grigioni, risulta in effetti domiciliata in Svizzera dalla propria costituzione, avvenuta nel marzo del 2016.
Questa società ha avuto la propria sede nel Canton Ticino, presso una società fiduciaria di Lugano, fino al mese di marzo 2020. A partire da aprile 2020, infatti, la sede societaria è stata trasferita a Roveredo Grigioni, apparentemente presso l’abitazione di uno dei membri di CdA della medesima.
La struttura societaria parrebbe pertanto essere assimilabile ad una società-buca lettere, vale a dire, senza alcuna struttura operativa, tantomeno produttiva, nel Comune grigionese.
In termini amministrativi ci consta in particolare che la radiazione definitiva dal Registro di Commercio del Canton Ticino è, di regola, concessa previo nulla osta delle competenti autorità tributarie federali e cantonali.
Nella fattispecie, pertanto, riteniamo pacifico che, perlomeno per il periodo dalla costituzione (marzo 2016) al 2019, gli adempimenti
in materia tributaria siano stati completamente espletati (anche in Ticino) e che pertanto i dati contabili (conti annuali, dichiarazioni fiscali, eventuali dichiarazioni AVS e quant’altro) siano assolutamente noti/disponibili.
Ben sapendo che in Ticino, come per altro apparso anche su diversi organi di stampa, diverse aziende locali hanno trasformato o adattato le loro attività principali, convertendole proprio in questo genere di produzione per far fronte alla richiesta di mercato che il Covid19 ha purtroppo imposto da un anno circa.
Queste scelte imprenditoriali, operate con indubbia assunzione di rischio da parte di imprenditori nostrani, per lo più ben noti poiché radicati nel territorio da anni, facenti per lo più capo a strutture aziendali dall’organizzazione chiara, tanto in termini produttivi che amministrativi, oltre che per rapporto a questioni di diritto del lavoro (Commissioni Paritetiche, Sindacati ecc.), andrebbero a parere degli interroganti indubbiamente premiate, ben si intende, nella misura del possibile.
Ciò anche per un contributo di sostegno all’indipendenza di approvvigionamento oltre che all’indiscusso risparmio in termini di salvaguardia di posti di lavoro e di tutela dell'ambiente, in particolare grazie a forniture “a km zero”.
Pertanto, pur non essendoci dato sapere quante di queste aziende hanno concorso, riteniamo comunque tanto vero che in questi periodi di pandemia e di crisi economico-finanziaria, un occhio di riguardo andrebbe sicuramente indirizzato al tessuto industriale reale ticinese e alle cittadine e cittadini di questo Cantone.