Svizzera, 27 novembre 2020

Tempestava l'ospedale e la polizia di telefonate, dovrà rimanere in carcere

Dovrà restare in carcere la telefonatrice seriale del canton Vaud. Il Tribunale federale ha respinto il ricorso della donna, arrestata nel febbraio scorso dopo che per mesi aveva effettuato ogni giorno centinaia di chiamate alla polizia e ai servizi di urgenza dell’ospedale universitario di Losanna.
 
Tutto sembra essere iniziato nell’aprile 2018, quando la donna ha iniziato a chiamare con insistenza i servizi di urgenza dell’ospedale losannese. Decine, centinaia di volte al giorno, fino a un picco di 600 chiamate sull’arco di ventiquattr’ore.
 
L’ospedale ha organizzato un incontro cercando di persuadere la donna a interrompere la sua malsana abitudine, che intasava la linea telefonica a scapito delle vere emergenze. Ma lei non ha voluto sentire ragioni e a tutta risposta ha iniziato a intasare anche la linea telefonica della polizia, cui chiedeva di intervenire all’ospedale.
 
La pazienza ha un limite e così nell’aprile 2019 il Chuv ha denunciato la telefonatrice seriale. Nell’ambito della procedura penale, una perizia psichiatrica ha stabilito che la donna soffriva di “disturbi della personalità a tratti passiva,
aggressiva e istrionica, di un disturbo delle abitudini e degli impulsi e di una dipendenza dai sedativi prescritti per la gestione della sua ansia”. Gli esperti raccomandavano dunque una sua presa a carico psichiatrica e psicoterapeutica.
 
Ma anche in istituto la donna ha continuato a tormentare con centinaia di telefonate al giorno l’ospedale e la polizia. Questi l’hanno nuovamente denunciata e il 28 febbraio scorso la donna è stata arrestata. In settembre è quindi stata condannata a nove mesi di carcere per falso allarme, impedimento di atto pubblico e insubordinazione a decisioni dell’autorità.
 
La donna ha ricorso al Tribunale federale, chiedendo la scarcerazione oppure il trasferimento nel carcere di Champ-Dollon, da lei ritenuto più adeguato. Ma i giudici hanno rimarcato che il rischio di recidiva della donna è particolarmente elevato. Anche nel carcere de la Tuilière, dove si trova ora, “satura la centrale telefonica con le sue chiamate, impedendo agli altri utenti di farne uso”. La donna dovrà quindi scontare la sua pena fino all’ultimo giorno. Anche se forse sarebbe bastato toglierle il telefono.

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