Ticino, 23 novembre 2020
Oltre trenta segnalazioni di mobbing e molestie sessuali alla RSI
Sono più di trenta le segnalazioni di mobbing e molestie sessuali segnalate al Sindacato svizzero dei mass media (SSM) da parte di dipendenti della RSI. Il SSM propone questo servizio da quando sono emersi dopo che un'inchiesta del quotidiano "Le Temps" aveva fatto emergere diversi casi di molestie sessuali. Secondo il sindacato, "i due casi in questione non sono purtroppo che la punta di un iceberg che non tocca solo la RTS, ma che si estende in modo invadente anche alla RSI. I casi di bossing, mobbing e molestie sessuali, sono purtroppo troppo spesso stati banalizzati, oscurati, cancellati e che, altrettanto di frequente, si sono ritorti disgraziatamente contro le vittime, soprattutto quando la denuncia ha coinvolto dei quadri aziendali”.
Non è la prima volta che emergono casi del genere, come spiega Renato Minoli, giornalista e sindacalista del Sindacato svizzero dei massmedia (Ssm), secondo il quale non è la prima volta che emergono denunce di questo tipo: “In passato ce n’erano già state – afferma Minoli al Caffè che nell'edizione di ieri si è chinato sulla vicenda - ma di solito le vittime
sono molto restie a parlarne. E questo perché dopo la denuncia, non viene allontanato l’autore ma sono loro a subire conseguenze”.
Per questo il SSM ha messo in atto di misure per semplificare le procedure in caso di mobbing e di molestie sessuali e la tutela delle vittime come il coinvolgimento del sindacato nella stesura dei regolamenti in merito, la creazione di una commissione paritetica Rsi-Ssm e la creazione di un organismo esterno per valutare le denunce ricevute.
Interpellati dal Caffè, i vertici dell'azienda non hanno voluto commentare e si sono in sostanza trincerati dietro un "no comment". “Non rilascio dichiarazioni”, ha risposto il direttore dell’azienda, Maurizio Canetta. Per la vice, Milena Folletti, “qualsiasi mio commento è superfluo” mentre il responsabile dell'informazione Reto Ceschi ha risposto che “la posizione ufficiale della Rsi sulla vicenda è quella del direttore”. Ancora più lapidario il presidente della Corsi Luigi Pedrazzini, che ha risposto seccamente: “Non sono autorizzato a rilasciare dichiarazioni”.