Svizzera, 28 agosto 2020
Incarcerato per aver minacciato di uccidere la famiglia, non dovrà pagare le spese del processo e verrà risarcito
Un uomo che in preda alla disperazione aveva minacciato di uccidere la propria famiglia non solo non dovrà sostenere le spese del procedimento avviato dalla giustizia argoviese ma verrà anche risarcito per i quattro giorni trascorsi in detenzione preventiva. Lo ha deciso il Tribunale federale, che si esprimeva sul ricorso dell'uomo in seguito ad una sentenza della giustizia argoviese.
All'inizio di giugno 2019, l'uomo aveva scritto all'emittente radiofonica e televisiva tedesca SRF in merito ai suoi problemi con il pubblico ministero e la giustizia del suo Cantone. Nella missiva l'uomo aveva anche scritto che la sua unica via d'uscita sarebbe stata quella di uccidere la sua famiglia e se stesso. Allertata dall'emittente svizzerotedesca, la polizia aveva effettuato una perquisizione al domicilio dell'uomo e aveva interrogato la moglie del disperato e le due figlie maggiorenni della coppia.
La Procura argoviese aveva quindi posto il padre in detenzione preventiva per quattro giorni. I parenti da parte solo avevano rinunciato all'idea di presentare una denuncia e il procedimento fu abbandonato qualche settimana dopo. La loro testimonianza aveva infatti rivelato che l'uomo era stato a lungo sotto trattamento psichiatrico
e farmaci.
La moglie e le figlie non aveva preso sul serio le minacce, perché lui non era mai stato violento ma in passato aveva tentato il suicidio. Con la sua lettera, secondo i familiari, l'uomoaveva solo cercato di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica sulla sua situazione.
In una sentenza pubblicata giovedì, il Tribunale federale ha stabilito che era incomprensibile che la detenzione fosse stata ordinata. Mentre era normale che la SRF e la polizia reagissero, lo stesso non si può dire per il pubblico ministero argoviese, una volta chiarite le circostanze.
I giudici di Mon Repos ritengono che il padre non possa essere biasimato per aver avviato il procedimento penale. Essi concludono inoltre che le disposizioni del Codice civile sulla tutela della personalità invocate dai tribunali argoviesi non sono applicabili. Infatti, la moglie e le figlie non erano i destinatari della lettera e quindi non potevano essersi sentite allarmate dalle minacce.
La decisione della Corte suprema del Cantone di Argovia sulle spese giudiziarie è stata annullata e i giudici dovranno pronunciarsi sull'ammontare del risarcimento per i quattro giorni di detenzione.