Mondo, 17 luglio 2020

Giornalista si dimette dal New York Times e denuncia: "Oggi nei media regna il pensiero unico"

Dimettendosi dal New York Times, la giornalista Bari Weiss ha pubblicato una lettera in cui denuncia il degrado del giornalismo, e del suo (ex) giornale in particolare, ormai ridotti al servizio dell'ideologia.

Nella lettera di dimissioni che ha reso pubbliche martedì, Weiss ha definito il più letto giornale statunitense come più impegnato nella narrazione politica che nella verità. Qualsiasi pezzo che "non promuove esplicitamente le cause progressiste" viene pubblicato "solo dopo che ogni riga è stata attentamente massaggiata, negoziata e ammonita", scrive Weiss. Il linguaggio stesso è "degradato al servizio di una lista di cause giuste in continua evoluzione", mentre i colleghi annuiscono, sperando che questo li protegga dall'essere presi di mira per non essere abbastanza schierati a sinistra.

La lettera di Weiss è stata rapidamente elogiata da alcuni di destra. Il senatore del Texas Ted Cruz l'ha definita "eloquente, profonda, incisiva e vera", mentre il figlio del presidente Donald Trump Jr. ha detto che espone la tendenza del giornale ad attaccare "chiunque si distacchi dalla narrazione di estrema sinistra".

Nella sua lettera Weiss racconta qual è il clima intollerante, nei confronti dei conservatori e di chi non si allinea alla narrativa di sinistra, che si respira all’interno della redazione del New York Times. “Le lezioni che avremmo dovuto seguire dopo le elezioni del 2016 sull’importanza di capire come la pensano altri americani e di resistere al tribalismo sono state dimenticate. È invece emerso un nuovo consenso nei media ma soprattutto in questo giornale: che la verità
non è un processo di scoperta collettiva, ma un’ortodossia già nota a poche élite illuminate il cui lavoro è di informare tutti gli altri” si legge nella lettera.

Le dimissioni di Weiss seguono di poco quelle di inizio giugno del caporedattore della sezione Opinioni del New York Times James Bennet , che a sua volta si era dimesso con effetto immediato dopo le polemiche sorte a seguito della pubblicazione di un testo d'opinione firmato dal senatore repubblicano Tom Cotton che chiedeva l’uso dell’esercito contro gli eccessi dei manifestanti scesi in strada a seguito della morte di un afroamericano a Minneapolis. Insieme a lui si era dimesso anche il vice Jim Dao e ora tocca a Weiss, che si dice faceva parte della "cerchia" di Bennet e quindi già nel mirino da parte del giornale e degli altri giornalisti.

Il giornale sarebbe inoltre troppo in balia degli umori dei social. Sempre nella sua lettera di dimissioni, Weiss scrive che Twitter è il vero editore del giornale. “Le storie vengono scelte e raccontate in modo da soddisfare il pubblico più ristretto, piuttosto che consentire a un pubblico curioso di leggere e quindi trarre le proprie conclusioni” sostiene Weiss, che spiega come i colleghi che le esprimevano solidarietà siano stati presi di mira dal resto della redazione. “Ci sono dei termini per tutto questo: discriminazione illegale, ambiente di lavoro ostile. Non sono un esperto legale. Ma so che è sbagliato”.

Per chi fosse interessato la lettera di Weiss, in inglese, è disponibile per intero cliccando qui.

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