VOTAZIONI - Esiste anche in Svizzera il voto obbligatorio per contrastare l’astensionismo. In particolare nel Canton Sciaffusa. Allargando lo sguardo vale la pena guardare cosa è accaduto in Cile, dove questa misura è diventata realtà. Infati, secondo un post del giornalista Luciano Capone, nel Paese sudamericano chi non si reca alle urne è sanzionato con una multa da 36 a 107 dollari. Il risultato? Non proprio quello sperato dal presidente progressista Gabriel Boric.
L’obbligo di voto, infatti, ha portato alle urne milioni di cittadini che normalmente restano a casa, e che si sono orientati in larga maggioranza verso candidati di destra. La comunista Jeannette Jara è arrivata prima al primo turno del 16 novembre con il 26,8%, ma il blocco conservatore ha sfiorato il 70% dei voti complessivi. L’affluenza è balzata dal 47% del 2021 all’85% attuale: una crescita alimentata soprattutto dai “votanti obbligati”.
Secondo i dati citati dal giornalista de Ilfoglio, tra gli elettori abituali la partita sarebbe quasi aperta (49% Kast, 43% Jara). Ma tra i nuovi votanti la forbice esplode: 62% per Kast contro solo il 22% per Jara. E la tendenza non è nuova. Già nel referendum costituzionale del 2022, celebrato con il voto obbligatorio, la proposta progressista fu bocciata con il 62% dei voti, mantenendo in vigore la Costituzione nata sotto Pinochet.





