C’è davvero da restare basiti, per usare un eufemismo, davanti alle numerose cantonate prese dall’autorità politica nella gestione della crisi (sanitaria ed economica) provocata dal virus cinese.
Dalle frontiere chiuse troppo tardi e riaperte troppo presto passando per il penoso teatrino sulle mascherine (il Consiglio federale ed i suoi burocrati che si spacciano per “scienziati” (?) hanno cincischiato per mesi prima di renderle obbligatorie almeno sui mezzi pubblici, dimenticandosi però dei negozi) si è giunti all’ultima farsa: quella delle quarantene farlocche.
Ovvero, il Consiglio federale ha decretato l’obbligo di quarantena per chi è stato in vacanza in paesi ritenuti a rischio, e per questo iscritti nell’apposita lista, per poi affrettarsi ad affermare che non è possibile assicurarsi che tale obbligo venga effettivamente rispettato: quindi si conta sulla responsabilità individuale. Ed infatti una bella dimostrazione di “responsabilità individuale” è arrivata ben presto: in Svizzera interna (verosimilmente non solo lì) sono nati gruppi facebook di cittadini kosovari che si scambia(va)no consigli su come eludere la quarantena elvetica dopo essere stati in vacanza nel paese d’origine. Non si ha notizia di sanzioni penali prese al proposito. Già, perché i vacanzieri a rischio sono sostanzialmente stranieri residenti in Svizzera