Opinioni, 20 giugno 2020
Ricordi di democrazia
*Di Constantin Cojocariu
L'epidemia che ha conquistato il mondo negli ultimi sei, sette o chissà quanti mesi è il principale portatore e cospiratore di un tale cambiamento. Il mondo post-corona sta annunciando un cambiamento che la storia è al corrente e che gentilmente lo ha chiamato, mutazione culturale. L'estinzione delle economie, sotto la pressione dell'epidemia ha rivelato la separazione del mondo europeo, dall'artigianato.
Quasi tutto ciò che sapevano fare, quaranta, cinquant’anni fa, le popolazioni dell'Europa e del Nord America furono soppresse o dimenticate. Non sappiamo più lavorare con le mani! All'inizio della pandemia, i politici hanno detto che siamo in uno stato di emergenza! Cioè, vuol dire che finora, dico io, non siete stati in grado di fare nulla. Il Governo Federale ordina e consiglieri di Stato esecutano. I ministri cantonali devono fare ministri cantonali e non vigili del fuoco del governo centrale.
La svolta storica, facilitata anche dalla pandemia, ha avviato una nuova architettura di gerarchie internazionali. La ridefinizione è iniziata con un'assenza: la famosa scomparsa dell'UE nelle prime settimane dell'epidemia. In questa fase, l'UE si è dimostrata un potere presente e inutile. Quando, dopo quasi tre mesi,
l'UE ha reagito con un piano di rilancio del valore di settecento cinquanta miliardi di euro, le cose sono cambiate. L'UE ha rinviato cosi, la rottura nord-sud e si è sbarazzato di un governo Salvini in Italia.
Addomesticare l'economia e fonderla in un blocco guidato dallo stato o da organismi sovranazionali come l'UE sta spingendo la libera concorrenza verso l'estinzione. Le aziende senza aiuti statali andranno in bancarotta. Il grande pesce, vestito con bikini di stato, inghiottirà, insieme all’acquario, il piccolo pesce, vestito in borghese. La distanza tra l'UE e gli Stati Uniti è diventata un divorzio. Il capitalismo generico non avrà nemici dichiarati ma solo imitatori sormontati da paranoia o malattie sclerotiche del benessere.
L'era della democrazia non termina con un terribile crollo, ma con una decadenza favorevole e sostenibile, gestita da oligarchie nepotistiche unificati. Il quadro finale è l'omogeneizzazione delle élite, in una nomenclatura intercambiabile, da una nazione all'altra.
La crisi creata in seguito alla pandemia, è diventato il materiale politico più utile disponibile per questa nuova nomenclatura. La legittimità ottenuta dal voto è un ricordo fragile e formale. Un altro dei ricordi dimenticati della democrazia.
*Lettore