Svizzera, 11 giugno 2020

“Più controlli contro i furbetti dei crediti coronavirus”

Con l'emergere, nelle scorse settimane, dei primi casi di abusi e truffe dei crediti “anticoronavirus” della Confederazione, il Consigliere nazionale Lorenzo Quadri chiede in un'interpellanza al Consiglio federale se non è il caso di rendere meno facile l'accesso a tali crediti, obbligando le banche a farsi carico di parte della somma prestata in modo che queste siano spinte a fare maggiori controlli.

“L'eccessiva facilità di accesso a questi crediti – scrive Quadri - garantiti per intero dall’ente pubblico per somme fino a 500mila Fr. A seguito della garanzia federale, le banche erogatrici non si assumono alcun rischio, quindi non sono stimolate a svolgere verifiche”.

Il sistema di erogazione, continua l'esponente della Lega, è basato sull'autocertificazione da parte del richiedente, ciò che lo rende troppo esposto ad abusi. Quadri ricorda inoltre dei casi di presunti abusi emersi nelle scorse settimane, da imprenditori che inviano le somme ottenute all'estero da quelli che ne approffittano per ricomprare l'auto di lusso data in pegno.

Per far fronte a questa eccessiva facilità di ottenere crediti, il parlamentare si chiede se non sia il caso di far partecipare le banche al prestito, come attualmente è il caso per i prestiti superiori a 500 mila franchi. Quadri chiede inoltre che venga pubblicato un resoconto di tutti i crediti erogati, suddiviso per Cantone, che indichi anche la nazionalità dei beneficiari in ogni Cantone e che il Consiglio federale prenda posizione sugli abusi emersi finora.


Di seguito l'interpellanza integrale inviata da Lorenzo Quadri al Consiglio federale:

Interpellanza al Consiglio federale

Crediti anticoronavirus e “furbetti”

Con i crediti „anticoronavirus“ a tasso zero garantiti dalla Confederazione, il CF ha creato un sistema di accesso al credito semplice e rapido, con l’obiettivo di salvare attività imprenditoriali e posti di lavoro. Quale rovescio
della medaglia si pone però la questione dell’eccessiva facilità di accesso a questi crediti, garantiti per intero dall’ente pubblico per somme fino a 500mila Fr. A seguito della garanzia federale, le banche erogatrici non si assumono alcun rischio, quindi non sono stimolate a svolgere verifiche. Ed il sistema si basa sull’autocertificazione da parte del richiedente.

Al proposito i nodi cominciano a venire al pettine. In vari Cantoni sono aperte inchieste penali per presunti abusi nei crediti anticoronavirus. Esemplare al proposito l’ultimo caso emerso nei giorni scorsi in Ticino: imprenditori italiani formalmente residenti nel Medrisiotto sono indagati per aver ottenuto un credito per la loro società già gravata da una procedura di fallimento; dopodiché, si sono dati alla macchia.

Inoltre, secondo quanto riportato dalla stampa, pare che taluni imprenditori abbiano utilizzato i crediti per riscattare automobili di lusso concesse in pegno.

L’esagerata facilità di accesso a crediti che poi l’ente pubblico rischia di trovarsi a ripianare con soldi del contribuente, apre dunque le porte ad abusi e desta preoccupazioni. Ciò vale soprattutto in Ticino. Questo perché in Ticino, a seguito della libera circolazione delle persone, si sono insediate numerose società italiane di dubbia reputazione.

I crediti possono essere richiesti fino al 31 luglio.

Chiedo al CF:

- E’ intenzione del CF, onde responsabilizzare maggiormente le banche nell’erogazione dei crediti anticoronavirus, limitare la garanzia della Confederazione all’85% del credito anche per somme inferiori ai 500mila Fr, come accade per quelle superiori a tale ammontare?

- E’ intenzione del CF pubblicare un resoconto di tutti i crediti erogati, suddiviso per Cantone, che indichi anche la nazionalità dei beneficiari in ogni Cantone?

- Come valuta il CF i casi di (presunti) abusi emersi?

Lorenzo Quadri
Consigliere nazionale
Lega dei Ticinesi

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