Ticino, 03 maggio 2020

Nuovi permessi G? Col piffero!

Le richieste di ulteriori autorizzazioni per assumere frontalieri vanno imboscate in un cassetto. La burocrazia italica qualcosa ci può insegnare.

Come volevasi dimostrare, i soldatini della partitocrazia non hanno imparato assolutamente un tubo dalla pandemia generata dallo stramaledetto virus cinese (pandemia che è un “regalo” della globalizzazione e delle frontiere spalancate volute dal triciclo).

Ed infatti, proprio in concomitanza con la festa del lavoro (primo maggio) i camerieri dell’UE in Consiglio federale ed i loro burocrati hanno avuto la bella idea di decidere la riapertura anticipata di tre valichi ticinesi (Ponte Cremenaga, Brusino e Ligornetto). Questo perché, per la casta, l’invasione da sud DEVE continuare, “come se niente fudesse”!

STOP invasione

L’abbiamo detto e ripetuto. E’ necessario che le attività economiche ripartano, ovviamente in sicurezza, per evitare il disastro occupazionale e sociale. Ma questo non vuole affatto dire spalancare le frontiere. Riparte prima chi non ha, o ha pochi, frontalieri. Chi, invece di assumere ticinesi, si è farcito di permessi G, si attacca al tram e aspetta. E’ ora che quei datori di lavoro che hanno applicato la preferenza indigena - e l’hanno fatto volontariamente, dal momento che la partitocrazia eurolecchina l’ha rottamata malgrado sia iscritta nella Costituzione - vengano finalmente premiati.

Quanto ai padroncini italici, è evidente che non ne deve più entrare nemmeno uno. Abbiamo una pletora di artigiani ed indipendenti ticinesi che si trovano immersi a bagnomaria nella palta. Questo anche perché il governicchio cantonale, in stato confusionale, ha mandato in “lockdown” anche attività che non aveva alcun senso chiudere, dato che non presentano rischi di contagio.

Silenzio tombale

A tal proposito, fa specie il silenzio assordante del citato governicchio nel merito della riapertura delle frontiere, in considerazione sia del rischio sanitario (il Ticino è stato impestato dalla Lombardia “grazie” alla libera circolazione; il virus
cinese non l’ha portato qui un meteorite caduto da Marte) che dell’imminente crisi economica e sociale. Tanto strepito per l’ottenimento di qualche giorno in più di finestra di crisi per alcuni settori, con ettolitri di “pocia” come se questo sfigatissimo Cantone avesse staccato da Berna chissà quali concessioni, ma silenzio sepolcrale sui confini aperti in anticipo e sull’invasione da sud!

La “finestra” da pretendere

E’ evidente che il Ticino deve chiedere una “finestra di crisi” sulle frontiere, o meglio sulla libera circolazione delle persone, la quale va sospesa. In attesa di spazzarla via con la votazione del 27 settembre. L’assalto alla diligenza del nostro mercato del lavoro, come pure del nostro stato sociale, a causa della politica del “devono entrare tutti” imposta dalla casta è diventato assolutamente insostenibile. Anche il Gigi di Viganello ha capito che ci aspettano tempi assai bui. Nessun nuovo permesso G deve essere rilasciato, come chiede la mozione della granconsigliera leghista Sabrina Aldi.

Volendo onorare la festa del lavoro, il governicchio avrebbe dovuto chiedere questo tipo di finestra di crisi. Invece si gloria per misure di lockdown che contribuiscono alla distruzione di impieghi in Ticino. E naturalmente la stampa di regime, completamente asservita, slinguazza con entusiasmo e voluttà, alla faccia del tanto decantato ruolo critico.

Grandi statisti PLR

La Consigliera federale Karin Keller Sutter (Ka-Ka-eS), esponente di quel PLR che non solo pretende la libera circolazione ad oltranza, ma vuole perfino sottoscrivere lo sconcio accordo quadro istituzionale che definisce “l’accordo della ragione, da firmare subito”, pretende che i Cantoni riprendano a rilasciare allegramente permessi B e G. Perché, appunto, “devono entrare tutti”.

Osiamo sperare che il CdS avrà almeno la decenza di imboscare in un cassetto a tempo indeterminato le nuove richieste di permessi. La burocrazia italica ci può insegnare qualcosa.

Lorenzo Quadri / MDD


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