In Ticino si guadagna molto meno rispetto al resto della Svizzera. Nessun’altra regione della Confederazione si avvicina al livello salariale del nostro Cantone. All’opposto invece c’è Zurigo, dove ogni mese un lavoratore si mette in media un paio di migliaia di franchi in più nella saccoccia. Lo dice la rilevazione svizzera della struttura dei salari nel 2018, pubblicata in settimana dall’Ufficio federale di statistica di Neuchâtel. Di questo aspetto e di altri punti salienti della rilevazione abbiamo parlato con Didier Froidevaux, economista presso l’istituzione neocastellana.
Signor Froidevaux, la vostra ricerca mostra che il Ticino è la regione con il livello salariale più basso, mentre quella di Zurigo è quella dove si guadagna di più. Avete affermato che ciò è dovuto “in gran parte alla concentrazione di rami economici a forte valore aggiunto in determinate aree geografiche, nonché alle specificità strutturali dei mercati regionali del lavoro”. Una di queste specificità è la forte presenza della manodopera frontaliera? Si tratta di un problema comune alle varie regioni di confine della Confederazione?
Cominciamo col dire che il mercato del lavoro in Svizzera non è omogeneo, poiché ogni regione presenta le proprie peculiarità nel settore delle attività economiche. Detto questo, la forte presenza di lavoratori provenienti dalle zone di frontiera esterne alla Confederazione è una di queste caratteristiche. Ma non è solo il Ticino che è toccato da questa situazione, ce ne sono molte altre, tra le quali citerei, fra le altre il canton Giura, Basilea o Ginevra.
Il mercato del lavoro elvetico è globalmente in buona salute. Le differenze fra salari più alti e salari più bassi ne sono un indicatore?
Certamente. La piramide dei salari, che mostra gli scarti tra gli alti e i bassi salari, illustra le differenze esistenti tra i differenti settori economici, siano essi a debole e forte valore aggiunto, così come le strutture e i profili differenti per quel che riguarda il livello del personale salariato. E sto parlando di livello di formazione, di responsabilità, esigenze che richiede l’impiego, eccetera.
Quindi?
L’evoluzione degli scarti tra il basso e l’alto di questa piramide evidenzia le dinamiche differenti che caratterizzano tutti settori economici. Lo stesso discorso vale poi pure per l’evoluzione dei profili della mano d’opera salariata.
Un’altra buona notizia a cui voi date buon risalto nei vostri commenti è la diminuzione