Il coronavirus sta cambiando radicalmente il nostro mondo. Ha cambiato la quotidianità di centinaia di milioni di persone, ma sta cambiando (e forse è meno visibile) anche le relazioni internazionali, assumendo da subito una dimensione geopolitica. La sfida posta a tutto il pianeta dal Covid-19 è enorme e ha messo tutti i governi di fronte a scelte, strategie e cambi di passo cui nessuno pensava di dover mai far fronte. “È come una guerra” ripetono molti analisti. Quello che è certo è che gli effetti di questo virus possono cambiare gli assetti politici del mondo e rovesciare vecchi schemi che spesso soltanto le guerre hanno la forza di cambiare.
Quando tutto ebbe inizio
Per capire cosa sta accadendo davvero al nostro mondo bisogna partire da zero, da quella provincia cinese dello Hubei dove tutto ha avuto inizio e dove adesso tutto sembra poter avere fine. L’epidemia si inizia a espandere dal focolaio della profonda Cina per estendersi in tempi più o meno brevi verso il resto della pianeta. È una Cina che si trova a dover scendere a patti con l’America di Donald Trump, alfiere di quell’America profonda che vuole cambiare la globalizzazione in salsa cinese. La guerra dei dazi ha raggiunto quasi il punto di rottura. Poi il primo accordo: Xi Jinping e Donald Trump trovano l’intesa a tra Pechino e Washington, almeno in apparenza, sembra essere tornata una pace armata. Perché quella fra le due potenze non può essere realmente concordia, ma solo una tregua strategica per prolungare l’attesa di quella che gli esperti chiamano la trappola di Tucidide, lo scontro inevitabile.
Lo scontro Cina-Usa
La trappola sembra un po’ più lontana. Ma il mondo sembra destinato ad arrivare al punto di rottura. Trump sa benissimo che quello con la Cina è uno scontro che prima o poi l’impero americano dovrà affrontare: si scontrano due mondi, due visioni del mondo, due “destini manifesti”. E il terreno di battaglia non è solo il Pacifico – dove pure si concentra l’obiettivo del Pentagono – ma tutto il pianeta. La Cina sta uscendo dal suo enorme guscio terrestre, gli Stati Uniti arrancano per paura di vedere cadere la propria rete di interessi. La Russia osserva interessata sperando nell’asse interessata con la Cina ma senza dimenticare l’utilità dei rapporti con l’America. E l’Europa, al centro, diventa il grande terreno di scontro, oppure la grande preda.
Il virus passa su questo mondo in fermento scoperchiando un vaso di Pandora che forse per troppo tempo si è provato a tenere chiuso con scelte tattiche, ma mai con una visione strategica. E livellando tutti i Paesi colpisce anche le strutture più fragili. Il coronavirus non è un nemico che si può sconfiggere con armi o con sanzioni né lo si può rendere un proprio alleato. E questo implica che nel grande gioco del mondo sia entrato in campo un vero e proprio attore diverso da tutti gli altri. Un nemico comune di cui però tutti vogliono servirsi: forse commettendo un grave errore di calcolo.
Tremano le certezze
Così il virus travolge e esaspera tutto quello che è nelle corde del mondo. La Cina subisce un colpo durissimo e per settimane è silente. L’Occidente sembra aver trovato la via per allontanarsi dall’orbita di Pechino e Trump, figlio dell’America First, cavalca la guerra al “chinese virus”. Xi Jinping tace, perché la guerra interna alla sua Cina è devastante. Doveva essere l’inizio del secolo asiatico, ma l’epidemia e la paura dell’Oriente scatenano reazioni che sembrano in grado di fare tremare anche le certezze sulla Via della Seta. E mentre il virus avanza, procede anche la fitta diplomazia di Pechino che fa di tutto per evitare che soprattutto l’Europa faccia un passo indietro nei rapporti. Italia in primis.
L’Italia aiuta, e non poco, a comprendere la grande partita che corre parallela al coronavirus. Soprattutto per come si è comportata prima e dopo lo scoppio dei focolai. Roma, in bilico tra le sirene d’Oriente e i doveri dell’Alleanza atlantica, è uno degli Stati più attenti agli interessi cinesi in Occidente ed è il primo firmatario del G-7 di un Memorandum per la Nuova Via della Seta. Un qualcosa che a Washington non hanno mai accettato. Ma il virus sembra far vacillare alcune certezze visto che il governo italiano, quasi improvvisamente, blocca i voli diretti con la Cina per evitare il contagio. Pechino avverte Palazzo Chigi delle conseguenze. Ma dopo un po’ esplodono i focolai del nord Italia e lì scatta la grande controffensiva diplomatica. Il coronavirus diventa un’opportunità: la Cina, da untrice, può diventare l’unica