Ancora non si sa se questo virus verrà sconfitto o meno con il caldo ed è presto per iniziare a pensare ad una possibile tregua estiva nella battaglia che si sta conducendo per il suo ridimensionamento. Si sa invece che, di fronte ai colpi del virus, a sciogliersi è stata l’Unione europea. Le istituzioni comunitarie nel giro di pochi giorni hanno visto i propri pilastri squagliarsi, le proprie fondamenta ideologiche e politiche dimostrarsi mera argilla di fronte al peso di una storia che ha dovuto improvvisamente virare rotta per sopravvivere.
Le convinzioni, quelle che per anni hanno retto ogni orientamento economico e politico del vecchio continente, le stesse che hanno ritenuto di ritrovarsi lungo un cammino irreversibile situato nella cosiddetta “parte giusta della storia”, sono state spazzate via sotto i colpi funesti del coronavirus. Ed oggi l’Europa si è riscoperta, prima ancora che vulnerabile, tanto spiazzata quanto impaurita.
Addio vecchia Ue?
Il primo vero pilastro crollato ed imploso sotto l’impulso del Covid-19, è stato quello della libera circolazione di uomini e merci all’interno del territorio comunitario. Un principio quest’ultimo regolato in gran parte dal trattato di Schengen, il quale ha di fatto abolito i confini e le barriere all’interno dell’Unione europea. Anche durante i mesi più bui degli attentati terroristici nel Regno Unito od in Francia il trattato non è mai stato messo in discussione. La sospensione di Schengen è sempre stata vista come extrema ratio, a volte come ultima minaccia per quei governi che magari provavano a tirare un po’ più la corda in fase di trattative con istituzioni comunitarie o con altri Stati membri.
Da quando l’epidemia ha fatto la sua comparsa nel vecchio continente, uno dopo l’altro diversi Paesi hanno, nel giro di poche ore, ripristinato i confini. Prima l’Austria nei confronti dell’Italia, poi la Slovenia sempre per trincerarsi contro la diffusione del Covid-19 nel nostro paese, poi la Polonia, la Repubblica Ceca, la Slovacchia, l’Ungheria, fino ad arrivare niente meno che alla Germania. Proprio Berlino, fautrice e guardiana di alcuni dei pilastri fondanti e fondamentali della comunità, ad un certo punto in preda al panico derivante dall’aumento dei contagi ha scelto di far evaporare in poche ore il principio di Schengen.
E la stessa commissione, alla fine, non ha potuto far altro che prenderne atto. L’esecutivo europeo, che assomiglia sempre più ad un organismo in grado di parlare solo a sé stesso e senza alcuna presa sulle reali decisioni dei vari governi, ha dettato delle linee guida ed alla fine